
TODI- Qual è la differenza tra bisogno e un desiderio? Il desiderio è, etimologicamente, la mancanza delle stelle, quindi di qualcosa di bello, ma distante, non indispensabile. Il bisogno invece è una cosa più concreta, una vera e propria necessità. È con questa differenza che si confrontano ogni giorno le persone in attesa di trapianto, perché possono avere tanti desideri, ma prima di realizzarli devono soddisfare il bisogno di avere una vita quanto più normale possibile. Per questo nel giorno venerdì 10 ottobre 2025 la gran parte degli alunni delle classi quinte degli istituti superiori della città ha assistito ad una conferenza sul tema della donazione di organi. Nell’accogliente cornice del Teatro Comunale i ragazzi hanno ascoltato storie di vita di gente normalissima, eppure capace di raccontarsi trasmettendo l’importanza dell’altruismo, della generosità e della resilienza. Presentati dalla voce calda e suggestiva dello psicologo, psicoterapeuta e life coach Flavio Boschi, sono intervenuti medici, volontari, sportivi, donatori ed esperti. Il primo a prendere parola è stato un volontario della Croce Rossa Italiana, Alessio Cerquaglia, che avrebbe voluto donare il midollo osseo ma che purtroppo non è riuscito ad iscriversi in tempi utili al Registro italiano donatori midollo osseo (IBMDR). Questo racconto un po’ malinconico è servito alla dottoressa Elisabetta Franciosini, responsabile della struttura di coordinamento locale per il procurement di organi, tessuti e trapianti (CLT) della Azienda Ospedaliera di Perugia, per spiegare quali sono i tempi adatti per donare gli organi: esistono due tipi di donazione, quando il donatore è vivo e quando invece è accertato il decesso. Il donatore vivo può dare sangue, midollo osseo e organi non vitali, come i reni, mentre da un cadavere si possono prendere il cuore, i polmoni, il fegato, il pancreas e l’intestino e diversi tessuti. La prima, purtroppo, ha dei limiti di tempo: l’età massima per iscriversi all’IBMDR è di 35 anni e l’età massima per donare il sangue è di 65/70 anni in base alle condizioni mediche. Invece è sempre possibile donare gli organi vitali, il che è davvero positivo perché una singola donazione può salvare dalle 5 alle 10 vite. Nonostante questo, solo il 60% delle persone, al momento del rinnovo della carta d’identità, sceglie di esprimersi sul tema della donazione di organi, e solo i due terzi risultano favorevoli. La dottoressa ha detto, poi, che la donazione ‘post mortem’ è un atto altruistico completamente indifferente per chi lo compie, a differenza delle donazioni da donatore in vita. Ha dunque lasciato la parola a Patrizia Babini, vicesegretario di ANED (Associazione Nazionale Emodializzati e Dialisi), la quale ha brevemente raccontato la sua storia. Lei ha donato un rene a suo marito, decidendo spontaneamente di “avere un rene in due “. Altre donatrici che sono intervenute nel corso della mattinata solo state Serena Lorenzini e Jessica Mariani, la prima donatrice di midollo osseo da registro e la seconda donatrice, sempre di midollo, per sua sorella minore. Il prelievo di midollo osseo è un’operazione poco invasiva che viene fatta in anestesia generale prelevando delle cellule dalle ossa del coccige, oppure semplicemente con un prelievo di sangue dopo l’assunzione di farmaci che portino nelle zone periferiche del corpo le cellule necessarie. Non è rischioso e si dovrebbe tornare alla vita quotidiana in circa tre giorni, ma per la persona che riceve quella donazione quelle poche giornate potrebbero valere quanto la loro intera vita. È il caso di Vanessa Fioroni, guarita da una leucemia grazie alla donazione da parte di sua madre, e di Stefano Selva, trapiantato di midollo osseo che ha vinto l’ultimo campionato mondiale di tiro con l’arco, tenutosi a Dresda. Il suo intervento è stato particolarmente toccante perché, oltre a raccontare brevemente la sua storia, ha parlato di una sorta di legame che unisce lui e la sua donatrice: la sente vicina, quasi come fosse una seconda madre. Rimanendo in tema atleti, forse la persona più nota dell’evento era Marta Nizzo, trapiantata di rene e campionessa mondiale di tennis, che ha presentato il suo libro “Il rovescio della vita”, che presenta il suo modo di affrontare la dialisi, ed il suo particolare rapporto con quel nuovo organo che lei chiama affettuosamente “Renino”, descrivendolo come un rene con le ali che le ha dato la possibilità di vivere una vita piena di viaggi, gare e in qualche modo più avventurosa, ma sempre riempita dalla presenza di Sir Tennis, visto come un compagno, uno psicologo, un punto fisso.

Dopo una breve pausa ed altri interventi di volontari della Croce Rossa Italiana, donatori di tempo, Flavio Boschi ha ripreso la parola per proporre un gioco. All’ingresso dei volontari avevano dato ad ogni ragazzo un braccialetto completamente rosso, con su scritto soltanto il titolo della conferenza: “Destini, storie di fili invisibili”, ma il presentatore ha detto che non tutti erano completamente rossi perché avrebbero dovuto essercene quattro con un puntino bianco al centro. Soltanto un ragazzo si è presentato sul palco quando hanno chiesto chi avesse il puntino bianco, e questo ha fatto riflettere tutto il pubblico. Perché gli altri tre che avevano il puntino bianco non sono saliti sul palco? Si vergognavano, probabilmente, ma se nel caso della conferenza nessun ha perso nulla da queste mancate presentazioni, nel caso di una mancata adesione alla donazione di organi c’è gente che perde il suo bene più prezioso. Forse il senso di quelle ore di scuola spese al convegno era proprio questo: capire che ci sono persone che hanno un bisogno vitale che viene soddisfatto nel momento in cui altri muoiono. In un mondo che va sempre più veloce, dove ogni attimo del nostro tempo sembra acquisire importanza in base a quanto è produttivo, credo sia fondamentale perderne un po’ per capire quali sono i piccoli o grandi gesti da fare per aiutare gli altri. Che sia donare del tempo, del sangue, un organo oppure semplicemente un sorriso, comunque è la cosa migliore che si possa fare, perché indipendentemente dalla sua natura un dono sarà sempre gradito. Al momento dei saluti viene citato Pablo Neruda: “Nascere non basta, è per rinascere che siamo nati“.
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