La travagliata storia del castello di Montenero

Print Friendly, PDF & Email

Un poderoso castello tardo medievale, dapprima trasformato in residenza di villeggiatura, ma oggi, purtroppo, inutilizzato. Una tenuta che con il suo borgo depopolato e sfuggente rievoca il suo turbolento passato.

Giovanni Battista Alvi, nel suo manoscritto risalente al 1765, scrive:

Montenero, castello che, come dice Pirro Stefanucci, fu fabbricato da certa gente perugina che quivi si ricoverò fuggita dalla distruzione di un castello chiamato Montenero, conchè quivi vennero a rinnovare la denominazione. Fu posseduto dalla casa Lamberti nobile di Todi, da cui passò in dote nella casa macinata di Perugia e da questa passò alla famiglia Santa Croce di Roma, che poi lo vendette alla famiglia Accursi per ventimila scudi dai quali presentemente ancora (1765) si gode con decoro.

Come anticipato in questo frammento, inizialmente il castello di Montenero era di proprietà della famiglia Lamberti da Todi. L’ultimo esponente di questa famiglia risulta essere Lamberto signore di Tenaglie, Camerata e appunto Montenero. Purtroppo, però, non avendo eredi maschi lasciò il suo immenso patrimonio alla quattro figlie, come è scritto nel testamento del 1591. Una di queste, Violante, ereditò il castello di Montenero che, successivamente, venne acquistato dal conte Mercurio Accursi, originario di Montecastrilli, per la vertiginosa cifra di 20.500 scudi.

Sotto questa famiglia vennero attuati dei lavori di ristrutturazione, riconducibili a partire dal 1663, che renderanno il castello una residenza nobiliare di campagna e nel contempo un centro amministrativo dell’azienda agricola specializzata nella coltivazione di granturco, patate, vite e nella produzione del vino. Grazie al Libro d’oro di Luc’Alberto Petti, contenente tutte le nobili casate di Todi del XVII secolo, sappiamo che questo castello era uno tra i più frequentati dalla prima nobiltà tuderte di cui gli stessi proprietari facevano parte. Al successore del Conte Mercurio, Filippo, sono intestate numerose proprietà, tra cui il castello, all’incirca 239 particelle in totale. L’ultimo erede di questa famiglia, Aquilio, fece precipitare la famiglia in una grave situazione finanziaria che cambiò radicalmente la  loro posizione economica. Grazie ai registri tenuti dal dottor Pierozzi sappiamo che è la procura speciale del 24 aprile 1880 a inaugurare la sistemazione dell’intero patrimonio Accursi. Nonostante gli sforzi dell’avvocato, la situazione venne definita dallo stesso come “una lotta di ogni giorno per evitare la catastrofe”. L’assorbimento del patrimonio Accursi da parte dei creditori sembrava inevitabile, se non fosse giunta provvida e propizia la vendita della tenuta di Montenero al signor Angelo Cortesi nel 1881, proveniente da Roma ed entrato in contatto con il dottor Pierozzi durante un viaggio a Fermo.

Questa famiglia era molto benestante e addirittura sembrava detenesse il monopolio del sale dello stato pontificio. Una volta acquistato il territorio di Montenero, espanse le sue acquisizioni in molte zone limitrofe a Todi, come ad esempio il castello di Pantalla con dei terreni coltivabili. Inoltre comprò dalla Congregazione di carità di Todi l’ex convento di S. Maria Nuova ed i terreni annessi, utilizzandola come abitazione e definendola “la mia Villetta”. Dopo tutta una serie di acquisizioni, la Tenuta di Montenero contava 34 colonie con un’estensione di 1500 ettari; acquistò poderi a Orvieto, Massa Martana, Collazzone, Acquasparta e Gualdo Cattaneo.

Lui però non aveva un buon rapporto con la sua famiglia, poiché questi non approvava il suo amore verso Letizia Veralli, una cantante lirica, perciò il signor Cortesi si allontanò dalla sua famiglia. Il 23 giugno 1902, alla morte di Angelo, venne aperto il suo testamento che recita: ”Istituisco e nomino erede universale di tutti i miei beni ed averi presenti e futuri ovunque posti ed esistenti il Comune di Todi con obbligo assoluto che con tutte le rendite del mio patrimonio istituisca nella forma voluta dalla legge un istituto o il ricovero di beneficenza per inabili al lavoro che dovrà essere intitolato a Letizia Veralli e Giulio ed Angelo fratelli Cortesi”. Così il comune di Todi si trovò con il possedimento di 2585,3260 ettari di terreni. Una bella eredità alla quale noi cittadini tuderti siamo tutt’ora riconoscenti.

Iscriviti per ricevere contenuti nella tua casella di posta, ogni settimana.

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.