Il chiostro di San Fortunato: in attesa di un nuovo look

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TODI – Chiostro, dal latino “claustrum”, è un termine che indica qualcosa che chiude, un serrame o luogo chiuso di difficile accesso. Il termine prese solo in seguito l’attributo di un luogo abitato dai religiosi; nella regola di San Benedetto era presente, infatti, l’espressione claustra monasterii, che però indica solo il recinto del monastero, visto come un luogo esterno e non come parte integrante del complesso. Solo successivamente, sulla base di esigenze di vita che i religiosi conducevano, il chiostro svilupperà una struttura più simile a quella che noi possiamo intendere oggi: quella di uno spazio libero attorno al quale articolare le parti del monastero così da facilitare il passaggio dall’una all’altra. I vari ambienti dell’edificio monastico, infatti, potevano trovarsi anche lontani gli uni dagli altri, da qui l’esigenza di riunire le stanze attorno ad una specie di cortile, provvisto di portici per offrire un riparo ai monaci. Nel 567 il concilio di Tours stabilì l’indispensabile presenza, nei monasteri, di un luogo aperto in cui i monaci potessero praticare la lettura e la meditazione, e questi spazi, nella storia dell’arte, diedero vita a dei capolavori architettonici, poiché spesso ornati da colonne, pilastri, sculture e affreschi. 

Salendo sull’altura di San Fortunato, a destra della grande Chiesa, si trova l’ingresso principale al convento dei frati conventuali; questo si sviluppa attorno ad un chiostro di area quadrata e sul fianco sinistro della chiesa, sull’architrave della porta principale che immetteva nel complesso, si può leggere ancora Dominus introitum tuum et exitum tuum (“Il Signore custodisca il tuo ingresso e la tua uscita”). Il chiostro risale alla fine del Trecento/ inizi del Quattrocento e, mediante la sua struttura formata da una sequenza di pilastri ed archi ribassati o a manico, ci riporta a considerare il significato di una permanenza di forme architettoniche dedotte dalla tradizione umbra. Attorno ad esso si dispongono degli ambienti che costituivano gli elementi architettonici di maggior rilievo del grande convento. Nei corridoi del chiostro si trovano molti monumenti sepolcrali, sia pavimentali che parietali: nel 1511 l’architetto Cola da Caprarola ebbe l’incarico di realizzare trentaquattro tombe, una delle tante decorata da Nicolò di Vannuccio con un affresco raffigurante la Madonna col Bambino ed Angeli; molte di queste, però, sono state rimosse nel corso del tempo, altre riutilizzate durante i lavori di trasformazione. Anche i lati del chiostro erano decorati con affreschi, dei quali solo alcuni sono sopravvissuti, come quello a sinistra, raffigurante la Madonna della Misericordia. 

Nonostante sia stato rimaneggiato  in varie occasioni, il chiostro mantiene il suo carattere di casa religiosa anche oggi e proprio la salvaguardia del suo aspetto originale è una delle prerogative fondamentali del progetto di ristrutturazione più recente, curato dall’ingegnere Fabrizio Gentili: «Questo progetto nasce nel dicembre del 2022 – spiega l’ingegnere – e, diversamente da altri interventi recenti attuati intorno al 2010, in cui sono stati sistemati tetto e colonne, esso sarà principalmente di carattere estetico per ciò che riguarda il portico del chiostro. Verrà attuata, infatti, una ripavimentazione seguendo l’idea del pavimento originario, mentre all’interno sarà fatta una impermeabilizzazione che dovrà impedire il passaggio delle acque meteoriche verso i locali sottostanti al chiostro come la biblioteca e la palestra. Questo intervento sarà fatto con un elemento in calcestruzzo all’interno della parte scoperta e con dei materiali impermeabilizzanti; saranno inoltre rivisti tutti i canali di raccolta delle acque come i canali di gronda e verranno anche rifatte tutte le linee di adduzione all’unica fogna presente nel chiostro». «Per quanto riguarda l’aspetto più estetico – aggiunge – nel progetto è presente un impianto di illuminazione del portico del chiostro, con degli apparati di illuminazione molto tecnologici, ed è presente anche un’illuminazione interna del chiostro, non fissa ma rimovibile, e quindi impiegabile anche per altre eventuali esigenze della città. Nel disegno compare anche la collocazione al centro del chiostro di un pozzo, per riprodurre  i chiostri tipici dei conventi dell’epoca in cui è stato realizzato, che ora si trova all’ingresso del Parco della Rocca, ma che, essendo poco valorizzato, verrà spostato al centro del chiostro. Riguardo gli ornamenti presenti nelle pareti, è presente un altro progetto che prevede la manutenzione e il restauro di queste opere».

Ad oggi, nonostante il progetto sia pronto da dicembre 2022, e sia stato approvato, la Soprintendenza regionale non ha ancora bandito la gara per i lavori.

Un progetto ambizioso, quello illustratoci dall’ingegnere, che dovrebbe riportare al suo antico splendore il chiostro, identità della nostra scuola nonché della città di Todi; l’auspicio, pertanto, è che i lavori possano iniziare prima possibile e, in attesa di una svolta positiva, resta di conforto testimoniare che il luogo sia rimasto, come nei secoli precedenti, fedele alla sua funzione: punto di incontro, di scambio di conoscenza, luogo di cultura, di crescita e di formazione.  

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