CATENE

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[di Ludovica Rellini, 3AL a.s. 2017/2018]

Riesco a sentirlo nuovamente. Riesco a sentire stupore, meraviglia. Riesco a sentire il canto degli uccelli in lontananza, il vento fischiare tra le rocce e un brivido percorrere la mia schiena. È una sensazione incredibile per me, provare gli stessi sentimenti di quando ero piccolo e scorgevo un nuovo scorcio o un nuovo sentiero. Era tanto tempo che non mi sentivo cosi, erano anni. Quando ero bambino ero solito passeggiare per le vie del mio paese, sempre alla ricerca di un nuovo posto da esplorare; volevo conoscere tutto di quella piccola città, volevo conoscere ogni via, ogni angolo e panorama per trovare il mio posto preferito, quello che non avrei svelato a nessuna persona al mondo, dove mi sarei sentito felice e al sicuro. Ho continuato a cercare e a scoprire laghetti, piccole caverne o persino edifici abbandonati ma, crescendo, quella città è diventata troppo piccola per me: la mia mente spaziava in ogni angolo dell’universo eppure io ero sempre là, intrappolato tra quelle mura ormai vecchie, circondato dalle stesse persone e bloccato nel solito susseguirsi di eventi, senza un posto in cui rifugiarmi per stare solo con me stesso. Spesso sognavo di volare via, da solo, alla scoperta di posti inesplorati per godermi semplicemente la desolazione e per sentire tutto ciò che quel posto aveva da raccontarmi ma non potevo far altro che immaginare tutto ciò. Non potevo scappare: ero troppo giovane per andare via ma anche troppo grande per rimanere lì, e così ho passato anni, la mia intera adolescenza a sognare nuovi posti, nuove persone ed una nuova vita. Poi un giorno ho preso uno zaino, avevo ormai vent’anni, ci ho messo dentro tutti i miei desideri, me lo sono messo in spalla e sono partito. Andato, scappato dalla vita che avevo fatto fin a quel momento per trovarne una migliore, per trovare il mio posto nel mondo e per esaudire tutti i miei desideri. Sono andato in aeroporto, ho preso un biglietto per Le Mans, mi sono imbarcato e sono giunto sin lì. Era una città che volevo visitare da anni, da quando avevo 7 anni, dopo che mia zia mi aveva riportato una bussola da lì; ricordo di aver girato una settimana intera con la bussola anche per andare a scuola, che distava non più di dieci minuti da casa. Arrivato a Le Mans non ho perso un minuto, mi sono incamminato per le vie della città, girando ogni angolo e scrutando ogni piazza, fontana o scorcio; a volte mi sono sentito perso o forse solo disorientato ma l’entusiasmo era tale che fino a sera non mi sono fermato neanche per un secondo. Riuscivo a sentire le catene che prima mi legavano a quella cittadina persa nel verde che era casa mia allentarsi sempre di più. Più in là mi spingevo, più strada percorrevo e più sentivo la libertà accarezzarmi il viso, il cuore e la mente. Vivevo quelle giornate in giro con me stesso come fossero uniche e preziose, ne sfruttavo ogni secondo, ogni attimo perché amavo sentirmi libero, adoravo quella sensazione con tutto il mio cuore. In realtà avevo anche la consapevolezza che, a lungo andare, quella città sarebbe diventata troppo piccola per me e ne avrei cercata un’altra da esplorare, poi un’altra e un’altra ancora, finché non fossi riuscito a toccare la libertà con mano e a rompere completamente quelle catene che mi ero creato a casa. Oggi sono in aereo per la quinta volta da quando sono partito dalla mia città, sono passati più di 10 anni ed ho visitato altre 4 città oltre Le Mans: la prossima tappa è Brighton, in Inghilterra. I miei desideri si stanno avverando e con me cresce il bagaglio di emozioni che ogni città mi regala, riesco a sentire e a vivere ogni luogo in cui vado ma ora non sto cercando alcun posto in particolare, viaggio per conoscere e per allargare i miei orizzonti ogni giorno di più, il desiderio di libertà mi spinge ogni giorno più in là fino ad oltrepassare ogni orizzonte e non credo che ad oggi potrei essere più felice di così. Guardo il cielo scorrere sotto di me, non è ancora sorto il sole ma qualche raggio illumina l’oblò accanto a me, la nuvole sono gonfie e limpide, tinte leggermente dei colori del cielo mattutino e mi rendo conto che effettivamente il posto in cui mi sento veramente felice è l’aereo, dirigendomi verso nuove tappe e ripercorrendo con le mente tutte le avventure appena vissute. Il mio posto preferito è il cielo.

Ludovica Rellini

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