A colloquio con uno degli ospiti della Caritas
IL “VIAGGIO” DI ALGASSIMOU SIDIBE

Algassimou Sidibe - Todi
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Algassimou Sidibe - Todi

TODI – Africa. È da qui che parte il nostro amico Algassimou Sidibe nel tentativo di sfuggire ai maltrattamenti di cui è stato vittima. Un viaggio senza dubbio rischioso, lungo e sofferto, da lui descrittoci in parole asettiche e crude. Ma poi la luce dopo la tempesta: «Ho ritrovato la pace in Italia» afferma il ragazzo. Infatti, dopo aver fatto richiesta d’asilo, ha ottenuto la protezione umanitaria e il permesso di soggiorno in Italia con durata di due anni. Ora frequenta la scuola che desiderava e si è integrato molto bene.

Ma ascoltiamo ciò che ci ha detto il diretto interessato:

Come ti chiami? «Algassimou Sidibe».

Quanti anni hai? «Diciotto».

Qual è il tuo paese d’origine? «Senegal».

C’era la guerra in Senegal? «Nel villaggio in cui ero io no, ma ovviamente nei villaggi vicini c’era».

E allora perché sei venuto in Italia? «Perché desidero vivere in un Paese tranquillo, dove tutti godono degli stessi diritti e dove non ci sono ingiustizie e povertà».

Come sei arrivato in Italia? «Io sono arrivato in barca, con altre 450 persone».

Com’è stato il viaggio? «Il viaggio è stato molto lungo e pesante, è durato quattro giorni. Siamo partiti dalla Libia e siamo sbarcati in Sicilia. Io sono stato molto fortunato perché sono riuscito a trovare posto nella parte superiore della barca. Molte persone non sopravvivono perché sono costrette a situarsi nel fondo, dove molti muoiono per soffocamento, ma per fortuna io non ho assistito alla morte dei miei compagni».

Come sei stato trattato durante il viaggio? «Siamo stati condotti nella barca come se fossimo animali. Non avevamo il posto assegnato. Durante il viaggio ero seduto sopra a un’altra persona sconosciuta e lì, fermo, sono dovuto stare per tutti e quattro i giorni».

Da quant’è che sei qui in Italia? «Sono in Italia da circa due anni».

E adesso dove alloggi? «Venti giorni fa sono arrivato qui a Todi, all’Istituto Crispolti. Inizialmente mi trovavo a Perugia, poi a Marsciano, dove sono rimasto per tre mesi per studiare l’italiano».

Cosa ti piacerebbe fare? «Mi piace molto la moda, vorrei poter lavorare in questo ambito. Infatti studio per ottenere questo titolo di studio».

Vai a scuola? «Sì, vado a scuola, frequento l’IPSIA Moda qui a Todi, e grazie a chi mi ha permesso di proseguire gli studi che avevo già iniziato in Senegal e mi ha aiutato a trovare l’Istituto giusto per me».

Sei sempre andato a scuola? «Sì, nel Senegal frequentavo la scuola coranica, facevo il sarto, ma non è come qui in Italia. Il professore è lo stesso per tutte le materie, e gli istituti ovviamente non sono così sviluppati come qui. Nella mia vecchia scuola venivo trattato brutalmente e mi trovavo in delle brutte condizioni».

Ed è stato difficile per te integrarti, una volta arrivato in Italia? «All’inizio sì, perché non conoscevo bene la lingua. A Marsciano mi sono integrato un po’ e ora a Todi mi trovo abbastanza bene perché, frequentando le superiori, sono a contatto con molti studenti della mia età».

Hai intenzione di rimanere in Italia oppure di tornare in Senegal? «Voglio rimanere in Italia per poter continuare la scuola ed assicurarmi un lavoro. Sono venuto qui anche per questo, per garantirmi una buona educazione scolastica: questo è ciò che piacerebbe anche ai miei genitori che mi hanno aiutato ad arrivare fin qui».

 

 

 

 

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