TODI – Aiutare il prossimo e fare carità, proprio come esplicita il nome, è lo scopo dell’organismo pastorale della Caritas. Il nostro Comune dispone di questo organismo che offre l’opportunità di usufruire di un aiuto economico a tutti i bisognosi che vivono nel nostro territorio, ma non solo. La Caritas, infatti, non solo aiuta i poveri, ma anche i disabili, bambini e donne sfruttate, sostiene missioni solidali all’estero, offre sostegno ai detenuti e, soprattutto, accoglie rifugiati e profughi.
In questo momento tutta l’Europa sta attraversando un momento difficile per quanto riguarda l’accoglienza profughi, e la Caritas gioca un ruolo molto importante in questo settore. La Caritas diocesana, infatti, in collaborazione con l’Istituto Crispolti, ha aderito al Programma nazionale di accoglienza rifugiati e richiedenti asilo (SPRAR) dal 2011. Questa accoglienza può durare da 6 mesi a 1 anno.
Ma come funziona questa accoglienza? Quali sono i procedimenti per far ottenere l’asilo politico agli immigrati? Domande che abbiamo voluto rivolgere agli operatori del Centro d’accoglienza per rifugiati politici stranieri ospitato in via Cesia.
«Innanzitutto dopo lo sbarco c’è una prima accoglienza – affermano gli operatori Nadia, Giacomo, Simone e Matteo – nella quale richiedere asilo politico è lo step iniziale, dopo di che si avvia un procedimento nel corso del quale lo Stato italiano decide come categorizzare l’immigrato, se riconoscerlo come rifugiato (quindi come persona perseguitata), se dargli protezione sussidiaria (se il soggetto non dimostri di aver subito una persecuzione personale, ma tuttavia dimostri il rischio di subire un danno grave se tornasse nel suo Paese di origine) o protezione umanitaria (quando sussistono seri motivi, in particolare di carattere umanitario, o risultanti da obblighi costituzionali dello Stato italiano)». Nei primi due casi riceverà un permesso di soggiorno della durata di cinque anni, nell’ultimo caso di due. Lo “status” di rifugiato è il migliore che si possa ottenere, perché l’immigrato risulterà come un cittadino italiano, cioè avrà pari diritti degli Italiani, al di là di quello di voto. Qualora l’immigrato non presenti i requisiti richiesti, ovviamente viene rifiutata la richiesta.
Ma chi sono gli “accolti”, perché vengono e da dove vengono? La maggior parte dei beneficiari è passata per la Libia. Alcuni scappano dai bombardamenti, dalle guerre, da situazioni di grave povertà, altri possono essere stati costretti a pagare per partire anche contro la loro volontà.
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Nell’Istituto Crispolti, presso la Caritas di Todi, sono stati accolti immigrati provenienti da moltissimi Paesi diversi: Senegal, Sierra Leone, Pakistan, Mali, Costa D’Avorio, Guinea, Gambia, Burkina Faso, Nigeria e altri ancora. Momentaneamente sono accolti nella struttura 10 beneficiari dell’emergenza sbarco e 9 beneficiari del progetto SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). Sul territorio della Media Valle del Tevere il progetto SPRAR ha inoltre in carico 3 nuclei familiari, ciascuno formato da 5 persone, provenienti da Siria, Pakistan e Ucraina. Tra questi, 3 sono i rifugiati politici, 4 godono di protezione sussidiaria, 6 di protezione umanitaria e 12 sono i richiedenti asilo. A tutti loro viene fornito supporto alimentare, vestiario e ovviamente alloggio, a patto che questi ragazzi rispettino un regolamento: alcool e droghe non sono ammesse; inoltre, non si possono allontanare dal centro per più di qualche giorno se non autorizzati.
Mentre i 10 beneficiari dell’emergenza sbarco sono mandati dalla prefettura e gestiti dalla Caritas, l’Istituto Crispolti si occupa del progetto SPRAR. In quest’ultimo, i 9 ragazzi ad oggi presenti nel progetto provengono da Senegal, Gambia, Sierra Leone, Afghanistan, Pakistan, Mali e Gambia, e appartengono a una fascia di età compresa tra i 2o e i 30 anni.
Questi ragazzi, in attesa dello status di rifugiato, vengono muniti innanzitutto di tessera sanitaria e codice fiscale perché possano usufruire del servizio sanitario. Viene poi data loro la possibilità di frequentare corsi di lingua italiana nella scuola “The Language Center” e corsi aggiuntivi erogati da alcuni volontari. Allo stesso tempo possono usufruire dei servizi del territorio, come ad esempio dello sportello del lavoro e della biblioteca; possono partecipare a corsi di formazione come il progetto “Garanzia giovani”, attraverso il quale due di loro hanno trovato lavoro; alcuni degli immigrati si impegnano sul territorio volontariamente. Un ragazzo ha fatto parte della Croce Rossa e altri tre/quattro ragazzi ripuliscono il territorio tuderte in collaborazione con il Comune di Todi.
Una precisazione, per correttezza di informazione: all’Ente titolare del progetto vengono dati 29€ al giorno per ciascun ragazzo, dei quali solo 2,50€ vanno direttamente a quest’ultimo. I restanti vengono utilizzati per pagare la scuola, il vestiario, le bollette, le spese sanitarie, le spese del progetto e del centro, e per stipendiare chi se ne occupa. Il bilancio delle entrate e delle uscite è rendicontato e inviato per supervisione al Ministero degli Interni.
Non bisogna quindi pensare agli immigrati come a un peso per la nostra società. Al contrario, sono un bene per noi e per la nostra città: oltre a svolgere lavori socialmente utili (es. pulizia della Rocca), volendo parlare del profilo economico, i fondi messi a disposizione vengono totalmente spesi sul territorio, favorendo quindi in parte l’economia. Con regolare contratto, i beneficiari sono stati inoltre impegnati più volte in lavori di vendemmia e giardinaggio su richiesta dei cittadini del territorio.
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