Può una passione diventare un incubo?

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Lo Sport è da sempre identificato come un portatore di salute. Cosa succede quando, invece, si trasforma
in “malattia”? Scopriamo insieme, attraverso varie riflessioni e possibili soluzioni, l’altra faccia del
benessere.

Mens sana in corpore sano, dicevano i latini.

Lo sport è alla base del benessere psico-fisico e della salute portando innumerevoli benefici a corpo e mente. Non sempre, però, è presente questo quadro positivo: di fatto può rappresentare un fattore di rischio per l’insorgenza dei disturbi alimentari (DCA).

In tale ambito le diete, il rigoroso regime alimentare, così come il costante monitoraggio del peso e della forma fisica, sono incoraggiati e ritenuti fondamentali per l’atleta. Sotto l’insieme di tali spinte lo sportivo può abusarne dando inizio ad un processo, può sfociare in uno o più disturbi alimentari.

Infatti stando ai dati del Ministero della Salute, oggi circa 500 mila italiani soffrono di ortoressia, ovvero un’ossessione per il cibo sano.

QUANTO IL GIUDIZIO SI BASA SUL CORPO?

Il giudizio è diverso negli sport “non judged” e “judged”: negli sport “non judged”, o prestazionali, la magrezza è il mezzo per ottenere una migliore resa sportiva. Negli sport estetici, o judged sport, il corpo non è più solo un mezzo ma anche il fine: essi sono incentrati sull’aspetto, sulle forme corporee.

Il corpo diventa una parte inscindibile della performance.

QUALI CONSEGUENZE PORTANO I DCA NEGLI ATLETI?

Le ricerche forniscono crescenti prove che il mantenimento di un peso inferiore a quello richiesto, nelle ballerine, possa corrispondere a disturbi mestruali compresa l’amenorrea.

Non esiste però il solo criterio della magrezza. Vi sono discipline sportive in cui avere un fisico possente e muscoloso viene valutato positivamente. Sono divenuti quindi vulnerabili nei confronti di irregolarità alimentari anche i soggetti che praticano attività come body-building, atletica pesante e lotta.

Alcuni atleti uomini, nella loro preoccupazione per la propria immagine corporea, abusano di steroidi anabolizzanti. L’uso e abuso di tali sostanze comporta pericolosi effetti collaterali fisici e psichiatrici.

QUALI SONO GLI STRUMENTI PREVENTIVI?

Rispetto alla prevenzione attuabile nell’ambiente sportivo e agonistico, l’inserimento di uno specialista esperto in psicologia all’interno della società sportiva, sembra essere un passo rilevante e sempre più necessario. Egli avrà modo di presentare incontri psicoeducativi rivolti al ruolo giocato da emozioni, pensieri e comportamenti sulla prestazione  e sulle altre capacità mentali necessarie agli atleti per ottenere buoni esiti sportivi. E incontri tematici su particolari aspetti “nocivi” caratterizzanti lo sport, tra cui doping e comportamenti alimentari a rischio. Successivamente, attraverso percorsi di mental training strutturati in maniera personalizzata sulla squadra, sia atleta singolo che società sportiva, potranno beneficiare di aiuto e sostegno nell’affrontare la complessa gestione delle emozioni (tra cui ansia da prestazione, frustrazione, da sconfitta, demotivazione, espressione della rabbia, conflitti ed ambivalenze interiori).

Sarebbe auspicabile che un supporto del genere divenisse una costante nella nostra società. Le
emozioni negative e i pensieri, ad esse connesse, dovrebbero lasciare spazio a larghe speranze, sana
competizione, capacità di accettare la sconfitta e i propri limiti.
Tutto dovrebbe concorrere al mantenimento del valore e della bellezza delle nostre capacità, ricordandoci
di essere umani e non perfetti. In fondo, va bene così.

Abbiamo bisogno di ricordare che il vincitore, nello sport come nella vita, non è un campione, ma è colui che non si è mai arreso. Non vincere a tutti i costi…ma anche perdere e…ricominciare!

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