DALLE FAVOLE AI MANGA: CRONACA DI UN SUCCESSO ANNUNCIATO

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TODI – Un connubio di fantasia e realtà, ironia e insegnamenti morali, presentati da personaggi dai tratti infantili e dagli occhi grandi, infiniti, carichi di emozioni: sono gli ingredienti principali del nuovo gioiello dell’editoria mondiale, i manga. Entrati in sordina in un’epoca di lettori difficili e a volte incontentabili, spesso restii alle letture dei classici e dei contemporanei, in poco tempo hanno cavalcato l’onda del successo assurgendo a sovrani incontrastati di un pubblico di nicchia. Nati in tempi non sospetti, ovvero nell’immediato dopoguerra in Giappone, inizialmente circolavano sotto forma di libri illustrati. Negli anni successivi la trasformazione da crisalide in farfalla, ovvero da libro a fumetto, strizzando l’occhio all’astro nascente Disney. Poi l’esportazione oltre i confini nipponici. Negli anni Settanta/Ottanta sono molti gli esempi di manga trasformatisi in anime, ovvero “serie animate”, quei cartoni tanto cari all’infanzia di tanti quarantenni di oggi: basti pensare a Lady Oscar, Candy Candy, Ken Shiro, Lupin, Georgie e Doraemon, solo per citarne alcuni. Il termine “manga” in giapponese indica qualcosa di particolarmente stravagante, fuori dell’ordinario. Questo tipo di fumetto è caratterizzato da una grafica particolare che rappresenta la cifra della sua unicità. Preferibilmente in bianco e nero (spesso le case editrici non riescono ad ammortizzare i costi delle versioni a colori), i manga si leggono al contrario: la rilegatura è a destra e le vignette si leggono quindi, partendo da quella che nei fumetti occidentali è l’ultima pagina, da destra a sinistra, dall’alto verso il basso. Le immagini vincono sempre sul testo, che è breve e incisivo. Ogni fetta di pubblico ha il suo manga dedicato: per i lettori più piccoli ci sono i Kodomo (ex: Dragon Ball), che hanno un linguaggio semplice e personaggi dai lineamenti molto infantili, per permettere ai bambini di immedesimarsi; per gli adolescenti gli Shōjo e gli Shōnen, rispettivamente per le ragazze e i ragazzi. Gli Shōjo (ex: Sailor Moon), presentano temi quali la donna guerriera o combattente, l’amicizia e l’amore. Gli Shōnen (Holli e Benjii, Lupin) afferiscono al genere avventura-poliziesco o sportivo. Per gli over 18 parliamo invece di Seinen.

Nei fumetti giapponesi si nascondono spesso tematiche importanti come l’accettazione del diverso, la morte, il bullismo, il rispetto verso l’ambiente e le creature che lo popolano, che sembrano affondare le proprie radici, come intento morale, nelle favole dell’antichità che popolano le nostre antologie. Perché un successo così dilagante? Perché le storie semplici, dalla grafica accattivante, con protagonisti giovani e intraprendenti, episodiche ma continuative, creano, nel senso positivo del termine, una forma di “dipendenza” che instilla nel lettore non solo il desiderio di scoprire l’episodio successivo, ma il considerare il personaggio preferito come uno di casa, un compagno di cui si partecipano le sventure e la felice risoluzione dei problemi.

Maria Elisa Stagnari

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