Norcia, Cascia e Visse, Dio li fe’ e ppu’ li maledisse. E ppu’ rivordò la mano e benedisse Cascia, Norcia e Visse.
IL TERREMOTO DEL 2016: le ferite e la ricostruzione

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Se c’è un’immagine che meglio di tutte racconta il terremoto del 30 ottobre 2016 è quella della statua di San Benedetto che, intatta, si erge al centro della piazza di Norcia e con la mano sembra quasi voler indicare la sua chiesa in macerie da ricostruire. La Basilica, importante centro di spiritualità e pellegrinaggio da secoli, non esiste più; solo la splendida facciata è sopravvissuta miracolosamente intatta alla forte scossa di magnitudo 6.5 che alle 7:40 del 30 ottobre 2016, con epicentro tra Norcia, Preci (Perugia) e Castelsantangelo sul Nera (Macerata), ha distrutto le chiese di Norcia, la frazione di Castelluccio e aggravato gli innumerevoli danni già segnalati in tutta l’area sino ad Arquata del Tronto e Amatrice. Si tratta della più forte di tante scosse verificatesi nell’arco di pochi mesi in una sequenza sismica ben più ampia, iniziata nell’estate. Erano le 3:36 del 24 agosto 2016 quando la prima grande scossa di magnitudo 6.0 devastò totalmente i Comuni di Amatrice, Accumuli (Rieti) e Arquata del Tronto (Ascoli Piceno). Sotto le macerie restarono 299 vittime: 237 ad Amatrice, 51 ad Arquata (quasi tutte nella frazione di Pescara del Tronto, praticamente rasa al suolo) e 11 ad Accumoli.

Il corso di Amatrice prima e dopo la scossa di terremoto del 24 agosto 2016

Ancora il 26 ottobre altre due scosse, con epicentro tra i Comuni di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera, hanno sconvolto più a nord l’area dell’Appennino umbro-marchigiano e in particolare la splendida cittadina di Visso, il cui centro storico è ancora transennato e lontano dall’essere riconsegnato alla comunità. Rimangono solo lacrime e macerie ovunque. È in questo clima di desolazione che quell’immagine della statua di San Benedetto, che si erge tra le rovine, assume una carica simbolica: è il simbolo della speranza, la speranza che il dramma possa generare il seme di una rinascita. D’altronde questi territori sono spesso stati interessati, negli ultimi secoli, da eventi sismici degni di menzione e hanno sempre conosciuto una rinascita. Nacque addirittura un proverbio: “Norcia, Cascia e Visse, Dio li fè e ppu’ li maledisse. E ppu’ rivordò la mano e benedisse Cascia, Norcia e Visse”. Allude ai terribili terremoti che hanno ferito nel passato queste tre città, che sono però sempre rinate più belle e fiorenti di prima. Da allora è iniziata una lenta ricostruzione di tutti gli edifici danneggiati che riconsegnerà alle comunità i simboli della propria identità recuperati secondo le più attente e avanzate tecniche di cui gli storici dell’arte e i restauratori dispongono. 

A Norcia le perdite di maggior valore hanno riguardato soprattutto il vasto patrimonio di edifici religiosi, con il crollo della Basilica di San Benedetto, della chiesa di Santa Maria Argentea, di San Francesco, di Sant’Agostino e della Madonna Addolorata.

Prima della ricostruzione
Dopo la ricostruzione

Della celebre Basilica di San Benedetto il sisma del 2016 ha lasciato in piedi solo la facciata e qualche muro della zona absidale e del transetto. Il crollo della navata è stato causato dal pesante campanile che si è spaccato a metà e nel crollo ha travolto il corpo della chiesa, comprese le volte della cripta. Sono andate perdute anche varie opere d’arte e cinque altari su sei sono stati completamente distrutti. Oggi la ricostruzione della Basilica è quasi del tutto completata. Sono state tolte le impalcature laterali ed è stato completato il tetto della chiesa. Rimangono da completare gli ultimi lavori del “Portico delle misure” e del campanile. Dopodiché si avvierà il secondo lotto, con gli interventi sulla facciata e su tutti gli arredi e gli impianti interni, che dovranno concludersi entro il 2025. 

Prima del terremoto
Dopo il terremoto

Altra perdita di inestimabile valore è stata il crollo della Chiesa di San Salvatore in Campi di Norcia, antica pieve di stile romanico. Conservava al suo interno anche affreschi di pregevole fattura e in particolare l’iconostasi era di grande interesse storico-artistico. La Chiesa, già inagibile dopo le scosse dell’agosto 2016, ha subìto ingenti crolli a seguito di quelle del 26 e 30 ottobre. La sua ricostruzione procede purtroppo più lentamente di quella di San Benedetto. Finora è stata solo allestita una copertura in metallo da parte della Soprintendenza dell’Umbria che ha scongiurato ulteriori danni dovuti alle intemperie e ha permesso la messa in sicurezza delle strutture residue e un’accurata cernita e recupero delle macerie e in particolare dei frammenti della preziosa iconostasi. Tutti i frammenti pittorici recuperati sono stati trasferiti al Deposito del Santo Chiodo (Spoleto) e tramite un paziente lavoro di revisione, pulitura, consolidamento e ricollocazione su basi fotografiche è stato possibile ricostruire la struttura dell’iconostasi e ricomporre i frammenti pittorici.

Prima della caduta del campanile
Dopo la caduta del campanile

Tra i colpi più duri inferti al patrimonio culturale dal sisma del 2016 gravissimi anche i danni all’abbazia benedettina di Sant’Eutizio, uno dei monasteri più antichi d’Italia, nei boschi di Piedicolle in Valnerina. Lo sperone di roccia sovrastante l’abbazia benedettina su cui si ergeva romanticamente la torre campanaria, inusualmente separata dalla chiesa, collassò mutilando la facciata e un’ala del convento. Per i lavori di ricostruzione sono stati stanziati oltre 5 milioni di euro e il progetto è di ricostruire la parte crollata esattamente com’era; l’abbazia conserverà così il suo  aspetto ma sarà molto più resistente. L’obiettivo è quello di riconsegnare Sant’Eutizio alla comunità entro la fine del 2025. 

Anche a Castelluccio il 30 ottobre il crollo del campanile, già gravemente lesionato dopo la scossa del 24 agosto, ha distrutto completamente la bella chiesa di Santa Maria dell’Assunta, edificata nel XVI secolo. Ma il piccolo borgo ha subìto anche vastissimi danni alle abitazioni, andando peraltro a peggiorare uno spopolamento che già da anni minacciava l’identità del paese. Per cercare quindi di preservare questo borgo, incastonato in un paesaggio di incomparabile bellezza, sono stati presentati interessanti progetti di ricostruzione. 

Progetto della Piazza della Fonte

Un progetto è stato recentemente presentato da Brunello Cucinelli insieme al fidato architetto Massimo de Vico Fallani. Dopo le opere realizzate a Solomeo e il finanziamento per la ristrutturazione della torre civica di Norcia, l’imprenditore del cachemire ora volge lo sguardo sul borgo di Castelluccio. Per la “città dello spirito”, Cucinelli ha in mente di “restaurare non solo i muri, le strade e le piazze, ma la vita che in esso si svolgeva”. Infatti Castelluccio, a prescindere dal terremoto, rappresenta tutti quei “luoghi dell’abbandono”: borghi e paesini nell’entroterra soggetti a spopolamento, e conseguente chiusura delle attività e perdita di quelle abitudini, di quelle tradizioni, vecchie di decenni se non di secoli. Il “progetto a cinque secoli” proposto da Cucinelli coinvolge ogni aspetto del borgo, dalle abitazioni, alle strade, alle piazze, fino alle attività commerciali. Vorrebbe riportare in vita l’atmosfera di borgo rinascimentale, fervente di attività e ricco di cultura, in cui le botteghe saranno concentrate in un’area dedicata e strutturate in modo da avere una parte espositiva anche all’esterno, che possa costituire un mercato all’aperto. Molta importanza è stata data ai luoghi della convivialità, come la Piazza della Fonte, fulcro della nuova vita del borgo, e il Teatro all’Aperto, affacciato sul Monte Vettore e ispirato ai teatri classici. Cucinelli si è già reso disponibile ad offrire il progetto a Castelluccio e a finanziare la ricostruzione della piazza, della chiesa e del teatro.

Il Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Perugia ha inoltre progettato soluzioni molto innovative per l’isolamento sismico basate sulla realizzazione di un “suolo artificiale” su cui ricostruire Castelluccio. Il progetto è definito “ground isolation” o “artificial ground” e prevede l’isolamento sismico di piattaforme di grande estensione al di sopra delle quali si realizzano varie costruzioni. Fin dalla metà del 2021 è stata avviata una collaborazione fra l’Università, la Regione Umbria ed il Comune di Norcia finalizzata alla definizione di questo intervento di isolamento sismico e che prevedrebbe la ricostruzione di un’area all’interno del centro storico di Castelluccio di circa 6000 mq su piastre isolate. Il progetto rappresenterebbe un caso di studio per l’intera comunità scientifica e per gli studenti di tutto il mondo interessati a studiare processi e metodi avanzati per la ricostruzione post-sismica. 

Questo esempio ci fornisce la speranza che anche una tragedia si possa trasformare in un’opportunità di sviluppo del territorio e di avanzamento della ricerca. Ma è nostro dovere trarre da queste vicende anche l’insegnamento che la prevenzione è l’unica vera arma che abbiamo contro i terremoti. Mentre impariamo a recuperare e ricostruire sempre meglio, queste catastrofi dovrebbero sempre rimanere un monito ad investire di più nel controllo e consolidamento dell’immenso patrimonio storico-artistico diffuso su un territorio che è, in larga parte, a rischio sismico.

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