DALLA DAD ALLA DDI: LA PAROLA AGLI STUDENTI

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TODI- Erano i primi di marzo del 2020 quando la scuola si è trovata catapultata in una realtà del tutto nuova a causa dell’emergenza dovuta alla diffusione del COVID-19. Con decreto ministeriale tutte le scuole di ogni ordine e grado sono state chiuse, cosicché da un giorno all’altro ogni istituto d’Italia si è dovuto adattare alla nuova situazione, organizzando un nuovo modo di fare didattica. Ecco così che è stata approntata la Didattica a Distanza, conosciuta ormai da tutti con il suo acronimo DAD. È stata, soprattutto nei primi tempi, una didattica improvvisata, che ha visto insegnanti e studenti alle prese con connessioni non sempre funzionanti, metodologie didattiche sconosciute, entusiasmi iniziali e cali motivazionali. In questo modo tutti sono arrivati alla fine dell’anno scolastico, un po’ stanchi e annoiati, ma grati per aver potuto continuare, anche se non come era stato previsto, il proprio percorso formativo.

Durante l’estate studenti e docenti hanno creduto e sperato in un ritorno a scuola in presenza, con la voglia e il desiderio di rivedere i compagni di classe e i docenti e di poter condividere con loro quei momenti della vita scolastica non esclusivamente didattici. Il governo, nel frattempo, ha cercato di organizzare il nuovo anno scolastico e il rientro in sicurezza, ma allo stesso tempo ha anche pianificato una didattica integrata che avrebbe dovuto riguardare gli studenti della scuola secondaria di II grado e, in caso di una nuova emergenza, anche degli altri ordini. Ha preso forma, così, la DDI , ovvero la Didattica Digitale Integrata. Di cosa si tratta? Non è altro che l’istituzionalizzazione della DAD (attuata nel periodo dell’emergenza e svolta integralmente su piattaforme digitali), integrata con momenti di didattica in presenza. In questo senso, si può dire che DAD e DDI si completano a vicenda.

La DDI prevede diverse opzioni: lezioni in presenza, attività in modalità sincrona (docenti e studenti sono presenti contemporaneamente su una piattaforma digitale con la possibilità di interagire tra loro, ma in un’aula virtuale) e attività in modalità asincrona (il docente tramite una piattaforma digitale assegna agli studenti un lavoro su materiali di studio da esso forniti, ma gli studenti agiscono autonomamente). Questo tipo di didattica è stata portata avanti dagli istituti di Scuola Secondaria di Secondo grado solo nel primo periodo dell’anno scolastico perché, già dai primi di novembre, la nuova chiusura delle scuole ha determinato il ritorno esclusivo alla DAD.

La didattica digitale in qualsiasi forma, rappresenta una novità che ha rivoluzionato il mondo della scuola. Presenta molte opportunità di miglioramento della didattica e di “svecchiamento” della metodologia tradizionale, ma mostra anche diversi limiti. Da una parte infatti permette, nei periodi di emergenza come quelli che stiamo vivendo, di mantenere viva la comunità della classe e il senso di appartenenza ad essa, combattendo il rischio che molti studenti possano sentirsi isolati e demotivati. Inoltre la didattica digitale permette di non interrompere il percorso formativo e di garantire a tutti una continuità che difficilmente sarebbe possibile mantenere senza questo nuovo strumento. Al contempo, però, presenta anche alcuni punti deboli, come i già citati problemi di connessione o la carenza di dispositivi informatici o la passività che spesso si registra in alcuni studenti . Altre mancanze riguardano la lontananza fisica che impedisce i contatti sociali e limita le modalità di acquisizione e di assimilazione, soprattutto nelle discipline linguistiche o in quelle che prevedono un approccio laboratoriale. Inoltre non tutti gli studenti sono in grado di gestire in autonomia i tempi, i luoghi e i modi di apprendimento richiesti dalla DDI.

Ma cosa ha significato realmente per noi studenti questo nuovo modo di frequentare la scuola? Sicuramente all’inizio ha rappresentato una novità che ci incuriosiva e ci motivava, ma in seguito, con il trascorrere del tempo, gli aspetti negativi legati in particolare alla mancanza dei rapporti interpersonali con i compagni e gli insegnanti, sono diventati preponderanti. All’inizio di questo anno scolastico, la cosa non era molto pesante perché si trattava di frequentare a distanza solo un giorno a settimana; ci alternavamo a gruppi per garantire il rispetto della distanza di sicurezza in aule non in grado di accoglierci tutti. Questi gruppi inizialmente erano costituiti in modo da garantire il 75% della presenza degli alunni, in seguito, quando i contagi sono andati aumentando, una nuova ordinanza del 1° ottobre 2020, firmata dalla governatrice della Regione Umbria, Donatella Tesei, ha stabilito che solo la metà degli alunni della scuola secondaria di II grado poteva frequentare in presenza e a questo punto il 50% degli alunni di ogni classe seguiva le lezioni a distanza, alternandosi con l’altra metà. Questa ordinanza, però, ha avuto una validità molto breve perché, con un nuovo Dpcm, il Consiglio dei Ministri, il 27 ottobre, ha deciso per una DAD al 75%. La nostra scuola ha osservato questo decreto decidendo di far frequentare il 25% delle classi, che avrebbero dovuto alternarsi settimanalmente con altre. In realtà ancora un nuovo decreto ha deciso la sospensione totale delle lezioni a cominciare dal 3 novembre. È tornata, quindi, la didattica a distanza totale che ormai dura da quasi due mesi e che, speriamo tutti, avrà termine con la fine delle vacanze di Natale. Mi sono, però, domandata: se è stato difficile per me e per noi studenti del quarto anno, cosa può aver significato questa situazione per gli studenti del primo che hanno terminato un ciclo e ne stanno  iniziando un altro? E cosa può significare per i ragazzi del quinto che si stanno preparando all’esame di maturità? Ho chiesto a qualcuno di loro come ha vissuto questo cambiamento e le risposte giunte tramite email o telefono, sono state davvero interessanti:

 “Finire l’anno della 3° media a distanza è stato veramente triste. Il giorno prima, a scuola, e poi, improvvisamente, mi sono trovato chiuso nella mia stanza a svolgere le lezioni a distanza. Fare l’esame online è stato da un punto di vista pratico probabilmente più facile, ma molto meno interessante ed emozionante. Questo nuovo anno scolastico è cominciato molto bene, e mi ha dato la possibilità di instaurare di nuovo rapporti umani sia con i nuovi compagni che con i professori, anche se l’atmosfera a scuola è stata sicuramente diversa dagli altri anni, a causa di tutti gli accorgimenti da dover rispettare per evitare la diffusione del virus. Poi, dopo circa due mesi, si è tornati con la didattica a distanza! Una modalità più comoda, ma certamente pregiudizievole per i rapporti personali. Spero vivamente che si possa al più presto tornare a vivere la scuola nella normalità.”

(Andrea F., I anno Liceo Linguistico) 

“Ho da poco iniziato un nuovo corso di studi e mi ritrovo a fare delle riflessioni su questi ultimi mesi della mia vita, pieni per di cambiamenti significativi, ma purtroppo segnati da una realtà difficile e particolare. Ho concluso la terza media dopo mesi passati chiusa in casa; sono uscita da quella scuola senza sapere che non avrei potuto rientrarci più. E mi è rimasta l’amarezza di non aver salutato i miei prof, condiviso con loro e con i miei compagni l’emozione dell’esame di terza media e festeggiato felici tutti insieme la conclusione di un percorso per noi adolescenti molto importante. Poi l’inizio del Liceo, la curiosità di conoscere nuovi compagni e nuovi prof. Appena abbiamo iniziato a conoscerci è arrivata di nuovo la didattica a distanza. Pochi i vantaggi in questa situazione, forse qualche ora di sonno in più, per il resto niente di positivo. Devo dire che i nostri prof si sono organizzati molto bene e i programmi vanno avanti regolarmente, ma di certo a noi ragazzi manca tanto: manca una chiacchierata sincera con l’amica di banco, mancano le risate tutti insieme, manca il sorriso e lo sguardo di un professore, manca tutto quello che può scaldare l’anima dal punto di vista umano. Perché la scuola è tutto questo: è didattica, ma anche amicizia e unione. La scuola è un mondo di cui noi ragazzi siamo i protagonisti di una crescita non solo intellettuale, ma anche umana. Spero vivamente che questa situazione abbia fine al più presto perché tutti, soprattutto noi ragazzi, stiamo perdendo le pagine più belle della nostra vita”.

(Matilde P. , I anno Liceo Scientifico) 

“Durante la DAD ciò che mi ha dato forza, è stato il pensiero dell’esame finale da superare. Un po’ mi dispiace non aver provato l’esperienza dal vivo, come tutti hanno fatto. Ovviamente sono stata fierissima del risultato ottenuto, però non mi sono sentita soddisfatta di come l’ho affrontato: a distanza, davanti ad uno schermo a ripetere. Per me il 2020 è stato un anno importante, non solo perché ho superato una grande prova, ma anche perché ho iniziato un nuovo percorso, completamente differente dal primo. Ho iniziato la scuola in presenza, fortunatamente; ero felicissima perché finalmente dopo mesi di didattica a distanza potevo tornare a scuola e rivedere i miei amici. Ma poi purtroppo tutto è ricominciato. Preferisco mille volte la presenza a scuola perché è pesante stare davanti al computer, senza poter fare una battuta col tuo compagno di banco, affrontando continui problemi di connessione. L’unico vantaggio  della DAD è quello di poter dormire qualche minuto in più.”

(Anna S. , I anno di Liceo Scientifico)

“Per una studentessa del quinto anno come me, non è certo facile frequentare in DAD ed è sicuramente molto demoralizzante: siamo stati privati della possibilità di poter fare le ultime risate con i nostri compagni di classe, di poter organizzare i ‘cento giorni’ e l’ultima gita, oltre chiaramente ad essere svantaggiati nella preparazione al nostro esame di stato, perché una lezione e una simulazione in DAD non può essere minimamente paragonata ad una in presenza. Sono però fiduciosa e spero di tornare il prima possibile in presenza per poter terminare quest’anno con i miei compagni di classe che sono diventati per me come una famiglia e spero anche di prepararmi al meglio per la maturità.”

( Ludovica G., V anno Liceo Linguistico)

“La didattica a distanza è sicuramente una modalità necessaria, ma più difficile per instaurare rapporti con gli insegnanti e i compagni. Sono preoccupata anche in previsione dell’esame perché credo che richieda una preparazione più approfondita, che con la DAD non è possibile. Inoltre a casa è più difficile mantenere la concentrazione per seguire le lezioni perché sono presenti mille distrazioni”.

(Anna D., V anno Liceo delle Scienze Umane)

Da queste testimonianze, come anche dalla mia esperienza personale, si può facilmente dedurre che per tutti noi studenti la didattica a distanza è uno strumento necessario e utile in questo particolare momento ed io credo che potrebbe rappresentare un’innovazione da introdurre nella scuola futura ad integrazione della didattica tradizionale. Sono convinta, però, che niente potrà mai sostituire la didattica in presenza, perché la scuola non è solo trasmissione di conoscenze, ma strumento di crescita e socializzazione.

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