Intervista “d’oltreoceano” al ricercatore Andrea Baccarelli
DALLO JACOPONE ALLA COLUMBIA UNIVERSITY

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TODI – Una voce d’oltreoceano fa sentire la sua presenza nel panorama degli ex allievi illustri del Liceo “Jacopone”. Parliamo di Andrea Baccarelli, un medico che dirige un gruppo di ricerca alla Columbia University sui rischi causati dagli agenti inquinanti sul nostro patrimonio genetico e regge la cattedra del dipartimento di Scienze della Salute Ambientale nella stessa Università.

Ex allievo del nostro liceo, il dottor Baccarelli ha studiato prima all’Università Statale di Milano tra specializzazioni, master dottorati, oltre a due anni di studi di perfezionamento a  Bethesda, per poi ottenere prima il ruolo di ricercatore in varie Università in seguito quello di docente alla Columbia. Malgrado i le ricerche e le lezioni in cui è occupato quotidianamente, si è reso disponibile a rispondere ad alcune domande:

Cosa significa per lei possedere una cattedra in una delle Università più importanti d’ America?

Certamente sono orgoglioso di lavorare in una Università così prestigiosa. Ma più di questo, ogni giorno mi meraviglio che io — che ho così tanti limiti e che certamente non sono migliore di tanti altri che lavorano nel mio campo — sia finito ad avere un’opportunità di lavoro prima ad Harvard e poi alla Columbia. Magari penserete che io mi senta grande in questa posizione, ma invece mi sento piccolo, quasi preso in una realtà troppo grande per me. Devo dire che ogni giorno ringrazio l’educazione scolastica e umana che ho ricevuto a Todi. Ci sono così tante cose che mi hanno aiutato, ma più di tutto l’umiltà tudertina di sapere che la comunità della tua città, della tua scuola, del tuo gruppo di amici e della tua famiglia è la fonte della mia creatività, stabilità, e fertilità di ricercatore, insegnante e amministratore. Mi vengono in mente le feste di rione (a Porta Fratta) di quando ero bambino. Siamo in un mondo che non sembra avere più confini o dimore, ma la vera forza umana si trova nel tuo rione, dove tu hai la tua casa, cioè il posto che ti riposa, ti costruisce, e ti dà allo stesso tempo l’umiltà, il coraggio e la creatività di affrontare tutto ciò che nella vita succede. Noi non ci diamo la nostre forze da soli. Se penso a Todi, alla sua gente, ai suoi monumenti ed ai suoi paesaggi, penso ad una forza, una stabilità ed una positività senza fine. Non è un mistero che siano nati lì?

Quanto è stato utile il nostro Liceo nella sua formazione e nella successiva scelta universitaria e vi sono professori, in particolare, che ha piacere di ricordare, che l’hanno aiutata nella scelta?

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Il dottor Andrea Baccarelli

Il Liceo è stata la fonte di tutto. Negli anni del Liceo ho fatto passi personali e scolastici che ancora adesso mi vengono in mente quasi ogni giorno. Tutte le decisioni che poi ho preso qualche anno dopo sono scaturite dalla esperienza e dagli incontri a scuola. In particolare, se mi permettete di raccontare la mia storia sperando di non offendere la sensibilità di nessuno, l’incontro più importante è stato con la prof.ssa Almerina Bonvecchi, che ai miei tempi era l’insegnante di religione al liceo scientifico. Per me è stata la prima persona (forse i miei genitori avevano provato loro stessi ma io nella mia esuberanza probabilmente non avevo fatto attenzione) che mi ha mostrato che la vita è una cosa serissima al punto tale che tutta la vita può essere dedicata per rispondere alle sue domande ed ai suoi bisogni. Mi ricordo benissimo il primo giorno in cui la prof.ssa Bonvecchi è entrata in classe e ci ha detto: “avete 14 anni ed iniziate quindi ad essere adulti; oggi avete una scelta davanti a voi, potete decidere di essere uomini o potete decidere di restare bambini”. Quella fu la prima volta che qualcuno  mi mise 100% di fronte alla mia responsabilità personale, senza se e senza ma. Non è incredibile che la prof di religione dicesse che la sua classe è per essere 100% uomini e non per imparare semplicemente ad essere brave persone? Quella passione per essere 100% me stesso è cresciuta nel tempo ed è quello che mi spinge anche oggi in tutto quello che faccio. Poi tanti altri! La prof di Italiano Loretta Comez che ci ha insegnato la Divina Commedia (a Boston avevo ricreato una Divine Comedy reading con alcuni dei miei amici americani; abbiamo letto e studiato tutti i cento canti della divina commedia, uno o due alla settimana. Li leggevamo in italiano prima ed in inglese immediatamente dopo; le cose belle e profonde uniscono sempre!). Poi gli studi di Latino: professionalmente, aver studiato Latino—che all’epoca mi sembrava arido e quasi inutile- è forse la cosa che mi ha aiutato di più. Oggi che scrivo articoli e libri in inglese, una lingua che non è mia, quanto mi aiuta il rigore grammaticale e sintattico che ho imparato con il Latino! Ma soprattutto, tramite questa esperienza ho imparato che quello che io penso e le mie reazioni (Il latino è inutile!) sono molto meno utili della fedeltà a ciò che persone più grandi, esperte e sagge ti propongono per te (in questo caso i Prof Comez, Cuccini e Mori, i miei prof di latino). Possiamo imparare così tanto seguendo chi ci può insegnare! Soprattutto, non sappiamo mai come quello che impariamo ci tornerà utile. Buttare via occasioni per imparare è semplicemente un comportamento da bambini capricciosi. Poi mi ricordo le lezioni di filosofia del Prof Antonio Cardarelli (ci faceva ridere perché da buon umbro della Media Valle del Tevere non riusciva a pronunciare i nomi dei filosofi stranieri; diceva “Kante” invece di “Kant” o “Egele” invece di “Hegel”. Ma che lezioni!).

Il professor Pier Alberto Bertazzi 

Tra i più noti studiosi di epidemiologia epigenetica molecolare campeggia il suo nome, come mai la scelta di una branca della medicina così particolare ed oggi  anche fondamentale?

Bella domanda! Questo dimostra che la vita non è nostra! O meglio, la vita è nostra, ma come si sviluppa non è nelle nostre mani. Pensa che ho deciso di iscrivermi alla facoltà di medicina per tutt’altri motivi. La prof.ssa Bonvecchi (vedi sopra) ci aveva invitati ad un ritiro per la settimana santa del 1988 e in quel triduo era stato invitato un medico, tal Dr. Fortunato Fasana (l’ho visto una volta sola, ma mi ricordo ancora il suo nome, tanto è stato importante per la mia storia personale), che lavorava con  malati derelitti in India. Lì ho capito che avrei studiato  medicina. Volevo qualcosa per la mia vita che non mi lasciasse mai tranquillo e volevo una vita avventurosa come quella di quel medico. Poi nel corso dei miei studi ho capito che per me l’avventura più stimolante è quella di conoscere cose nuove e quindi mi sono dedicato non alla clinica ma alla ricerca. Ho conosciuto il Prof. Pier Alberto Bertazzi dell’Università Statale di Milano, con cui ho completato il mio dottorato e che mi ha consigliato di andare a perfezionarmi in America, al National Institute of Health di Bethesda. A Bethesda, ho sentito il mio capo parlare in maniera causale di epigenetica, dicendo che era una cosa meravigliosa, ma che nel nostro campo nessuno faceva. Quando sono tornato in Italia per aprire il mio primo laboratorio nel 2005 alla Statale di Milano quelle parole mi sono tornate in mente. Sono andato a parlare con il direttore del dipartimento (Lo stesso Prof Bertazzi) e gli ho detto “Dobbiamo fare l’epigenetica!”. Ero convinto, infatti, che l’epigenetica avesse un vantaggio fondamentale: mentre la genetica non cambia mai (ero stato assunto per aprire un laboratorio di genetica) il codice epigenetico delle nostre cellule può essere modificato con interventi vantaggiosi per la salute (per esempio esercizio fisico, cessazione della abitudine al fumo, etc.). Quindi i nostri geni non sono il nostro destino! Il prof Bertazzi (che magnanimità!) ha capito il tutto subito e mi ha dato i fondi per comprare le macchine di cui avevamo bisogno. In pochi anni siamo diventati tra i laboratori di epigenetica più in vista tanto che poi sono stato invitato a trasferirmi ad Harvard e poi alla Columbia.

I suoi studi hanno riscosso molto successo non solo negli USA ma anche nel mondo intero. Potrebbe dirci quali secondo lei sono i più importanti?

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Andrea Baccarelli all’EPA (Environmental Protection Agency), l’agenzia per la protezione dell’ambiente degli USA

Il mio gruppo è stato il primo a dimostrare che gli inquinanti ambientali (per esempio l’inquinamento dell’aria) modificano i livelli delle modificazioni epigenetiche (quali la metilazione del DNA) nelle persone esposte. I nostri studi mostrano che, se siamo esposti ad agenti inquinanti, i nostri programmi epigenetici si modificano e viceversa, se gli agenti nocivi sono rimossi, il nostro epigenoma ritorna normale. Oggi stiamo cercando di usare questa conoscenza per sviluppare dei metodi per usare le analisi epigenetiche per rivelare una storia (presente o passata) di esposizione ad agenti nocivi. Questo è molto importante perché potremo, con una sola goccia di sangue o un po’ di saliva, conoscere i rischi di ogni persona, senza dovere ricorrere ad anni di laboriose e costose misurazioni ambientali.

Per concludere, potrebbe dare un consiglio a chi si vuole avvicinare a questa branca della medicina in continuo sviluppo?

Avere una mente aperta e sapere che diventare esperti in una disciplina richiede tempo e dedicazione. Per esempio, la mia formazione ha richiesto 6 anni di medicina, 2 anni di master in epidemologia, 3 anni di dottorato in medicina ambientale e 4 anni di formazione a Bethesda in Genetic Epidemiology in aggiunta a molto lavoro personale per imparare cose nuove. Imparare richiede tempo e lavoro, con una mente aperta e un’attitudine umile e semplice. Non ci sono scorciatoie. Ma imparare è anche la cosa più bella del mondo perché ci apre a cose più grandi di noi!

Insomma, seguite ciò che vi interessa, ma ricordate che è importante anche fare ciò che potete fare bene e che è utile al mondo ed alle persone intorno a voi (altrimenti nessuno vi darà mai un lavoro…).

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