INFORMAZIONE E GIORNALISMO

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Martedì 16 gennaio scorso, presso la sala del Consiglio comunale di Todi, ha avuto luogo un convegno riguardo all’informazione e al giornalismo. La conferenza è stata tenuta da Sergio Casagrande, direttore del Corriere dell’Umbria, Maria Concetta Mattei, direttrice della scuola di giornalismo di Perugia e volto di Rai 2, Tiziano Bertini, giornalista in pensione e consigliere dell’Ordine dei giornalisti umbri, e Simona Burattini, giornalista specializzata in tecnologie ed innovazione e inviata del Tg2. L’incontro, rivolto a noi studenti, verteva sulla presentazione della professione del giornalista, sul ruolo del giornalismo nella società attuale e sulle prospettive future.

Il giornalista Sergio Casagrande ha tenuto un taglio tecnico. Ha iniziato dicendo che nella società attuale, in cui si possono trovare notizie molto facilmente in Internet e in tempo reale, è importante accertarsi che la fonte sia attendibile, poiché si corre il rischio di imbattersi in notizie false. Casagrande ha poi proposto un sondaggio per alzata di mano, chiedendo quanti, nell’ultimo mese, avessero acquistato un giornale in edicola, quanti avessero visto un telegiornale per intero, quanti avessero consultato siti di informazione online e quanti avessero usato i social per recepire notizie. Da questo sondaggio è emerso che nessuno aveva acquistato un giornale in edicola, pochissimi avevano seguito un telegiornale per intero, mentre moltissimi si erano serviti dei social per apprendere notizie. Proprio nei social, però, è maggiore la possibilità di incontrare notizie false, da qui l’importanza di controllare la fonte di una notizia: solo una fonte attendibile garantisce, mediante una filiera di controllo, che le informazioni diffuse siano vere. Il compito del giornalista consiste proprio nel riportare eventi accaduti su cui si è precedentemente documentato. Un giornalista può essere professionista, quando per lavoro si occupa di giornalismo, oppure pubblicista, quando si dedica al giornalismo, ma svolge come lavoro principale un’altra attività. Interessante la panoramica sulla formazione: Casagrande ha fatto presente che, data la crescente complessità della professione, per la formazione dei giornalisti esistono scuole apposite di giornalismo, come quella di Perugia, aperta ai neolaureati. Ed ha elencato le varie possibilità: un giornalista può specializzarsi in un settore specifico, per esempio sportivo, storico, scientifico, delle automobili, così da concentrarsi prevalentemente in quell’ambito.

La giornalista Maria Concetta Mattei, invece, ha tenuto un taglio più esistenziale, parlando della sua personale esperienza presso la redazione di Rai 2, rilevando come questa professione le abbia permesso di viaggiare in Paesi stranieri, di confrontarsi con altre realtà e di incontrare grandi personalità, di formarsi interiormente attraverso le cose e le persone. A suo parere, nonostante il giornalista lavori senza un orario prestabilito, ha il privilegio di arricchirsi ogni giorno umanamente e culturalmente, e questo, in effetti, è un tratto che non tutte le professioni possono vantare.

Tiziano Bertini, invece, ha parlato dell’Ordine dei giornalisti, un ente giuridico istituito nel 1963 che gestisce il giornalismo garantendone l’autonomia, così da consentire ai giornalisti di scrivere senza subire alcun tipo di influenza. Questo ente si accerta del corretto comportamento dei giornalisti, i quali devono attenersi a regole deontologiche che essi stessi si sono dati. Per esempio, un giornalista deve riferire in modo veritiero e quanto più oggettivo possibile ciò di cui si è precedentemente informato. Qualora un giornalista non rispetti il codice, l’Ordine dei giornalisti prende provvedimenti.

Nella conferenza, e ritengo sia questo forse l’aspetto principale, è emerso il grande valore dell’attività giornalistica: il diritto all’informazione curata e controllata. Diritto, quello di conoscere la realtà che viviamo, che abbiamo tutti, ed è eminentemente democratico. Perché la democrazia, per essere veramente partecipata, implica informazione. Il giornalismo è quindi prima di tutto un ideale. E questo comporta, come per tutti i grandi ideali, anche dei rischi, e quindi del coraggio. L’attività del giornalista richiede infatti dei sacrifici anche molto gravi, come l’essere inviato in Paesi in guerra in cui magari la libertà d’informazione è scarsamente tutelata, o il viaggiare con la scorta per difendersi da possibili attacchi conseguenti al racconto di informazioni che rivelano attività illegali. Ma questi rischi non devono scoraggiare, sono la conferma semmai che a volte l’informazione è veramente importante, perché fa luce su realtà nascoste che si vorrebbero mantenere tali.

Per chiudere il cerchio, al convegno si è parlato anche del futuro del giornalismo, a partire dalla diffusione sempre maggiore dell’intelligenza artificiale. Simona Burattini, giornalista specializzata in tecnologie ed innovazione, ha riportato l’esperienza di una conferenza sull’intelligenza artificiale cui aveva partecipato. Aveva chiesto ad un’esperta di tecnologia se l’intelligenza artificiale, in futuro, avrebbe potuto sostituire il giornalista. Secondo quanto sostenuto dall’esperta, l’intelligenza artificiale non sostituirà il giornalista, ma sarà semplicemente uno strumento che i giornalisti potranno impiegare per raccogliere informazioni e condurre ricerche sempre più accurate. Anche secondo i giornalisti Casagrande, Mattei e Bertini, il ruolo del giornalista non potrà mai essere sostituito dalla tecnologia, poiché ogni essere umano, a differenza della macchina, è unico e dotato di sensibilità, empatia ed emozioni, elementi necessari per interagire con le persone da intervistare: tutto ciò rende il risultato finale del giornalista una vera e propria opera d’arte, un lavoro di fino, un’opera artigiana nel senso più nobile del termine, che necessita di lima, visione d’insieme, finezza, equilibrio, esperienza, sensibilità. Stile, perché ognuno ha il suo, apprezzato o meno dai lettori. E anche consapevolezza: il vero giornalista è sempre in una tensione senza soluzione, in quanto sa che, per quanto ricerchi il più possibile l’oggettività, questa non sarà mai del tutto raggiunta, poiché come essere umano è dotato di una propria personalità, di propri limiti. Quindi essere un vero giornalista è anche fare un esercizio di umiltà.

In conclusione mi sento proprio di dover dire, e dovremmo farlo tutti, grazie, a tutti i giornalisti coscienziosi, per il vantaggio che con impegno apportate alla comunità. E aggiungo, per noi di Sottob@nco: continuate a ispirarci!

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