15 MINUTI, 5000 ANNI DI VITA

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Che saranno mai 15 minuti da impiegare nella lettura di un buon libro? Nella nostra società, in cui tutto viaggia a velocità della luce, rappresentano un tempo lunghissimo da adoperare nelle attività più disparate: bastano per programmare la propria agenda elettronica nell’arco di un mese e avanzano per aggiornarsi tramite internet sulle notizie più recenti. Un quarto d’ora è molto prezioso durante la giornata, può essere determinante per portare a termine qualche scadenza e essere puntuali sotto ogni ambito (lo so bene io che necessito spesso del cosiddetto “quarto d’ora accademico”). Ma a volte spendere questi minuti nella lettura di un libro interessante può fare la differenza, non solo per arricchire le nostre conoscenze, ma per stimolare il nostro linguaggio, la nostra scrittura e il modo in cui ci relazioniamo con gli altri.

Da poco infatti le Centre National Du Livre, il principale sostenitore della lettura in Francia, ha invitato tutta la popolazione francese a dedicare parte della loro giornata a rilassarsi e, al tempo stesso, a restare attivi con un testo scelto a piacere. Il Cnl ha coinvolto scuole, istituzioni e associazioni per risvegliare lettori arrugginiti, alcuni occasionali e altri piuttosto pigri, permettendogli di immergersi in atmosfere insospettate e stupefacenti, nascoste nelle pagine di un volume. Inoltre è stato nominato il 10 marzo come giornata da riservare alla lettura che sommata a un sano e non dispendioso esercizio giornaliero può incentivare lettori di tutte le età. 

L’Italia non vanta meriti maggiori della Francia sotto questo punto di vista: alcuni dati Istat del 2021 mostrano che solo il 40,8% della popolazione dai 6 anni in su è amante delle opere letterarie, tra questi un terzo preferisce la versione digitale a quella cartacea. Soprattutto tra i giovani ricorre la moda di scegliere uno schermo di un dispositivo invece dell’odore delle pagine di un libro appena comprato; i ragazzi trascorrono il loro tempo libero a mandare messaggi, usare i social network, guardare serie tv, video o film e si concedono alla lettura non più di 3 ore a settimana. Qualche anno fa il filosofo Umberto Galimberti durante una sua intervista ha sostenuto che i ragazzi hanno perso l’abitudine a leggere perché è un arte più impegnativa dell’osservare delle immagini che scorrono una dopo l’altra. Secondo la sua teoria ormai abbiamo appreso una cultura legata alla visione simultanea e immediata che sopravvive anche senza il coinvolgimento di un testo scritto. Per ovviare a questa situazione, da un paio d’anni è stato stanziato un bonus di 500 euro per i neomaggiorenni che può essere investito per cimentarsi in questo nuovo hobby o per riprendere questa attività con raccolte editoriali fresche di stampa. Si tratta di un’occasione per dimostrare che siamo in grado di apprezzare e di coltivare con passione quest’opera millenaria di scrittura che ha permesso di tramandare informazioni, di arricchire la nostra cultura e di essere evoluti sotto ogni punto di vista. Pensandoci bene abbiamo sempre bisogno di un sussidio scritto, anche quando smettono di funzionare i nostri preziosi congegni elettronici un libro non si rompe mai e rimane sempre disponibile a farci compagnia con qualche narrazione.

Dal mio punto di vista possiamo imparare più da un manuale che da uno smartphone: magari quest’ultimo sarà in grado di sanare ogni nostra curiosità e permetterci di conoscere anche il numero delle foglie di un baobab africano, ma è grazie ai libri che possiamo immedesimarci in milioni di esperienze diverse, sentirci partecipi di altri infiniti mondi che ci insegnino a vivere, non seguendo la mente di un computer, ma seguendo le nostre emozioni e il nostro cuore. Un piccolo oggetto ricco di pagine scritte ci rende liberi di costruire il nostro pensiero e ci rende, di conseguenza, indistruttibili. Come disse una volta Umberto Eco: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro”.

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