QUARANTACINQUE ANNI DI LEGGE SPECIALE PER TODI
La testimonianza dell’allora direttore dei lavori sulle opere di consolidamento del Colle

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TODI- Oggi, soprattutto tra noi giovani, si sente parlare poco di quelli che furono i lavori di consolidamento del Colle di Todi, lavori che ebbero un’importanza fondamentale per la nostra città, per la sua storia e per il suo futuro; senza quegli interventi oggi, con tutta probabilità, il nostro presente sarebbe stato differente.

Per poter raccontare, e ricordare, questa storia ci siamo rivolti a Massimo Mariani, ingegnere, docente universitario e uno tra i massimi esperti in geotecnica e sismica in Italia, ma anche direttore dei lavori di consolidamento del Colle, che ci ha fornito un’ampia documentazione, non soltanto fotografica.

Torniamo indietro di almeno 45 anni, all’emanazione della legge 25 maggio 1978, n. 230Provvedimenti urgenti per il consolidamento della rupe di Orvieto e del colle di Todi a salvaguardia del patrimonio paesistico, storico, archeologico ed artistico delle due città” e al lontano 1979, anno di inizio dei lavori: all’epoca la Franco Todini Costruzioni, per la quale lavorava l’ing. Mariani, si aggiudicò l’appalto per i lavori di consolidamento del Colle. Quello di Franco Todini è un nome molto celebre nell’immaginario collettivo tuderte: originario della piccola frazione di Quadro, divenne nella seconda metà del secolo scorso uno dei tuderti più illustri della nostra storia cittadina per i suoi successi nel campo dell’imprenditoria. Avere un tuderte che si occupava di lavori così importanti fu molto positivo per la città.

Franco Todini con Massimo Mariani ed un rappresentante del comitato tecnico-scientifico

I lavori durarono 20 anni e si divisero in due lunghe fasi, la prima delle quali riguardò interventi difficilissimi nel centro storico, incentrati, in particolare, sul ripristino delle funzioni di attingimento idraulico dei cunicoli. La nostra città è piena di cunicoli e pozzi che fanno parte delle infrastrutture storiche e vanno dall’epoca etrusca all’inizio del ‘900: questo per via di un “favore” geologico che permetteva di attingere acqua dalla sommità della città direttamente nelle case, grazie ai pozzi, e nelle fontane pubbliche per mezzo dei cunicoli.

«Il ripristino dei cunicoli – spiega Mariani – servì a riconferire loro l’originaria capacità drenante, e quindi a far defluire le acque dall’interno del Colle, acque che se non conduttate sarebbero state, come furono, una delle cause delle frane che da sempre colpirono Todi, portandosi via intere parti della città».

Basti pensare alla ben nota Porta Orvietana, che all’origine era un bastione posizionato all’altezza degli attuali giardini Oberdan (all’interno dei quali è apposta una targa commemorativa proprio in memoria di Franco Todini), che è crollato quasi subito dopo essere stato completato nel XVII secolo e si è posizionato a picco sull’attuale Via della Circonvallazione.

È bello ricordare che gli operai assunti per affiancare Mariani e gli altri tecnici nei lavori erano tutti tuderti e diventarono anch’essi protagonisti di quella che fu la salvezza per la città di Todi. Nella prima parte dei lavori furono fatti scavare molti pozzi e si portò avanti un lavoro di allungamento dei cunicoli: l’ingegner Mariani ricorda che entrarvi non fu affatto semplice, questi erano ampi circa 80-90 cm ed alti 150, di conseguenza anche scavare all’interno non fu facile. «Per l’evenienza – aggiunge – furono fatte restringere delle carriole, ma occorre ricordare che l’opera fu possibile perché il Gruppo speleologico di Todi, tutti ragazzi muniti di grande coraggio e competenza, eseguì il rilevamento e la mappatura dell’intera rete di cunicoli e pozzi presenti sotto la nostra città».

In questa fase si lavorò molto anche su Corso Cavour e sulle Cisterne Romane in Piazza del Popolo, addirittura ne furono scoperte altre che fino a quel momento non ancora individuate. Le Cisterne Romane, a quel tempo costantemente piene d’acqua e alimentate da cunicoli immissari, furono completamente svuotate e tutt’ora sono vuote grazie a questo intervento. Per realizzare ciò è servito realizzare un pozzo sotto Piazza Garibaldi che ha collegato le stesse con i cunicoli sottostanti per permettere di far defluire l’acqua verso le fonti di Scarnabecco.

Contemporaneamente venivano svolti i lavori sul primo fosso, cioè il fosso delle Lucrezie, al di sotto delle Mura Etrusche e del convento delle Lucrezie; il fosso presentava forti segni di erosione e il muro etrusco non era stabile, tanto che per stabilizzarlo furono costruiti dei grandi pali in cemento armato che tutt’oggi tengono la città in sicurezza.

Si concluse qui la prima fase dei lavori di consolidamento del Colle, un periodo molto fecondo caratterizzato da una fattiva collaborazione ed intesa tra lo staff tecnico-scientifico e quello degli operai.

Gli operai del primo cantiere sui cunicoli e i pozzi della città con la presenza di Piero Flamini, personaggio importante in tutto il processo di consolidamento, e Massimo Mariani nel giorno della festa di Santa Barbara, protettrice dei minatori.

La seconda fase dei lavori prese vita nel 1985, sempre grazie ad un importante finanziamento, la legge speciale che stanziò un cospicuo numero di miliardi (parliamo di lire) per Todi e Orvieto. Pochi, forse, se ne ricordano ma questo fu per la città di Jacopone un momento storico di enorme importanza: all’epoca l’ing. Mariani si interessò ai lavori di consolidamento all’interno del centro urbano, dove furono completamente sostituiti tutti i vecchi servizi e i sottoservizi esistenti. Furono ricostruite e riallacciate, infatti, tutte le fognature, tutti gli acquedotti, le linee del gas, le linee elettriche e fu rifatta l’illuminazione stradale; la città, insomma, fu completamente rimessa a nuovo.

Il grande cantiere aperto favorì anche nuove scoperte: fu rinvenuto il foro romano (che si estendeva fino al cortile del Vescovado), la strada che portava al foro, basamenti di colonne, statue e moltissimi altri reperti; un’equipe di archeologi seguiva l’ingegnere e il suo staff. Una volta ultimati questi interventi, si passò all’ultimo atto della seconda fase dei lavori, la ripavimentazione del centro storico, che cominciò all’inizio degli anni Novanta: anche questo fu un lavoro sorprendente, venne ripavimentata all’epoca tutta la città per un totale di circa 55mila metri quadrati.

Il rifacimento dei servizi e dei sottoservizi della città ebbe un’importanza fondamentale anche per la sua sopravvivenza, poiché impedì perdite cospicue: il precedente impianto fognario, composto da parti risalenti anche al tempo degli Etruschi e dei Romani, essendo vetusto perdeva moltissima acqua, la quale andava a depositarsi nel terreno e si portava verso l’esterno, provocando così frane e conseguenti dissesti strutturali negli edifici. Oltre alla rete fognaria, numerose perdite idriche provenivano anche dall’acquedotto che risaliva ai primi anni del Novecento.

Questa fu la storia dei lavori di consolidamento del Colle, una storia che merita di essere ricordata o conosciuta, tanto più che in questi mesi la città è oggetto di nuovi e parziali lavori di ripavimentazione dei tratti maggiormente danneggiati.

All’Ingegner Mariani, memoria storica della città, va il nostro ringraziamento per la sua disponibilità e per i suoi racconti, a tratti commossi, che testimoniano la volontà di lavorare insieme e un sentimento autentico di appartenenza alla nostra città.

Gli ingegneri Massimo Mariani e Mario Bellezza in cantiere

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