Thank you for the music

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Infinito futuro, Numero 6

La magia dell’universalità del linguaggio musicale riesce a compiere nel suo incantesimo al Teatro Comunale. Il pubblico di ogni età si perde tra le note di Frida Bollani. La giovanissima pianista e cantante tocca – letteralmente e non – tasti giusti, le sue corde vocali arrivano a pizzicare le corde emotive di spettatori e spettatrici che più e più volte hanno applaudito a scena aperta, cantando verso la fine, su suo caldo incitamento.

Non solo il maltempo, che le ha fatto spostare il concerto inizialmente programmato al Chiostro di San Fortunato, ma i diversi problemi tecnici, di cui il più fastidioso dato da un continuo fischio per un malfunzionamento dell’impianto audio non hanno però inficiato la sua esecuzione. Frida sorride e continua la sua esibizione “sotto” al suono a quelli che lei definisce degli aeroplanini: il palco si trasforma per lei in una pista di atterraggio aereo, e il concerto continua a decollare.

Grazie soltanto a un pianoforte a coda (uno Steinway) e una Loop station, porta all’ascolto tanti pezzi strumentali e vocali, nazionali e internazionali, degli omaggi o o-agosti, scherza tra un pezzo e l’altro, dimostrando di essere pienamente a suo agio sul palco. Tra i più acclamati ci sono le rivisitazioni di “Thank you For The Music” degli ABBA e della “Cura” di Franco Battiato, entrambi con la premessa di un ringraziamento proprio alla musica, che da quando è piccola ha regalato alla cantante “la possibilità di suonare e di cantare, di fare ciò che lei ama di più”. Diversi sono i generi musicali, ne è conferma la presenza di “Toxic” di Britney Spears accanto al jazz di Nina Simone “Let me be misunderstood”, il soul blues di Aretha Franklin con “Natural woman”.

Tra la leggerezza dellasua ironia e la forza della passione, Frida invita sul palco un ‘coro’ che ha deciso di esibirsi con lei, “i Fridi e le Fride”, e così inizia a maneggiare la loop station, creando giochi sonori, sovrapposizioni, moltiplicazioni per intervalli di terza, che tanto stupiscono e lasciano rapiti tutti.
Sono troppe le canzoni in inglese? I problemi tecnici sono forse per quello? Frida sorride ponendo ai suoi ascoltatori questi interrogativi e promette di rabbonire l’interferenza con le note sospese e languide, e canta qui dove il mare luccica. Frida con “Caruso” di certo sta giocando sporco, e sono ancora applausi.

Tanti i brani suonati e cantati nelle due ore di concerto, ma basta il primo accordo della
“Cura” e l’immagine del palcoscenico inizia a diventare sfocata: il pubblico è commosso.
Si avvicina la fine e ci ricorda che si possono chiedere dei bis! Gli ascoltatori non esitano e tempestivamente dal fondo della platea si sente una voce: “Un’altra!”. Uno scroscio acceso invade la platea.
Il concerto si chiude con “Hey Jude” dei Beatles: tutto il teatro canta e batte le mani, e gli inchini di Frida si sposano perfettamente al lungo applauso del pubblico, da cui traspare un sincero ringraziamento.

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