DONNE SENZA SORRISO: PARLA L’AVVOCATO RAQUEL GRIFONI

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TODI – In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne di lunedì 25 Novembre, l’Associazione Franca Viola – Coordinamento Donne di Todi ha organizzato un incontro presso l’Aula Magna del Liceo “Jacopone da Todi”, affiancato dall’ installazione artistica vivente, ideata da Annamaria Vignanelli “Butterfly” Todi ed esposta sulla scalea di S. Fortunato. L’incontro si è aperto con due letture: la prima riguardante l’intervista di Concita De Gregorio a Franca Viola, la seconda ha interessato brani tratti dall’arringa dell’avvocato difensore Tina Lagostena Bassi durante il processo per stupro di una giovane di 18 anni, Fiorella, che denunciò di aver subito violenza carnale di gruppo da parte di Rocco Vallone ed altri tre uomini. Successivamente, la redazione di Sottob@nco – in particolare Ilaria Andrei, Martina Mannaioli, Giorgio Tenneroni e la sottoscritta Marta Natili– ha avuto la possibilità di intervistare la consulente dell’associazione “Libera…Mente Donna” che gestisce il centro antiviolenza di Terni, Raquel Grifoni. L’intervista, a partire dal gesto di rottura di Franca Viola, ha dato risalto sia all’evoluzione normativa in materia di violenza contro le donne sia agli strumenti e ai servizi che ad oggi sono a disposizione delle vittime.

È emerso che il numero di femminicidi in Italia è aumentato negli ultimi anni, nonostante siano state approvate numerose leggi che mirano a fornire protezione alla vittima e alla punizione del reato e/o del delitto. Possiamo citare il decreto legge 93/2013, che contiene nuove norme per il contrasto della violenza di genere con l’obiettivo di prevenire il femminicidio e proteggere le vittime nel corso del procedimento penale. Altra misura che l’Italia ha adottato è la sottoscrizione della cosiddetta Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ratificata con la legge 77/2013. Prima degli anni 80, infatti, ogni qualvolta si verificasse un abuso sessuale, questo veniva catalogato o come “Ratto a fine di matrimonio” o come “Ratto a fine di libidine”. Il codice distingueva il ratto a seconda del fine che il rapitore si proponeva e puniva meno gravemente chi rapiva a scopo di matrimonio (il cosiddetto “matrimonio riparatore”) e più gravemente chi rapiva a fine di libidine, ritenendo evidentemente che privare della libertà una donna allo scopo di sposarla fosse meno grave.

Solo nel 1981, sedici anni dopo il caso e il rapimento di Franca Viola, è stato abrogato il matrimonio riparatore e solo dal 1996 lo stupro è stato inserito tra i reati contro la persona e non più contro la morale. L’obiettivo è stato  però solo parzialmente raggiunto: le pene sono infatti attenuate a seconda della gravità del reato e, inoltre, il delitto non è punito d’ufficio, ma solo su querela della donna.

Per quanto riguarda, invece, gli strumenti e i servizi che le donne oggi hanno a disposizione, su nostra sollecitazione l’avvocato Raquel Grifoni ha elencato i principali a livello regionale. Anzitutto l’Associazione “Libera…Mente Donna”, che gestisce i due centri antiviolenza di Terni e Perugia, oltre allo sportello antiviolenza a Foligno, e il Telefono Donna presso il Centro per le Pari Opportunità: offrono accoglienza 24 ore su 24 e, in casi di rischio più elevato, anche ospitalità. C’è poi il Codice Rosa negli ospedali umbri che garantisce un percorso personalizzato e, infine, il Codice Rosso.

E questi sono i numeri. Dal 2014 al 2019 sono state accolte 1.667 donne nel centro antiviolenza di Perugia e 1.093 in quello di Terni. Inoltre sono stati ospitati, in quello di Perugia, 117 donne e 125 minori, in quello di Terni 78 donne e 73 minori. Per la maggior parte sono straniere, a causa della mancanza di una rete familiare.

«Il momento più difficile e rischioso – spiega l’avvocato rispondendo ad un’altra nostra domanda – è quando la donna sfugge al controllo del maltrattante, per esempio in caso di divorzio o separazione. Nonostante la vittima sia intenzionata a chiedere aiuto, permangono delle forti criticità legate soprattutto alla paura di non essere credute e/o di avere ritorsioni. Non dobbiamo poi trascurare il fatto che la nostra società sia permeata da pregiudizi di genere, basti pensare a come vengono riportati i casi di violenza sessuale in campo giornalistico. Si sente spesso dire, infatti, che il maltrattante era una persona per bene o tranquilla, ma in realtà solo il 20% degli uomini che compiono queste azioni manifesta la propria violenza anche al di fuori delle mura domestiche».

L’incontro, conclusosi con la lettura di “Donne mie” di Dacia Maraini, è stata un’occasione per porre l’attenzione su un tema molto delicato e sempre attuale che troppo spesso viene affrontato con superficialità e trascuratezza.

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