C’ERA UNA VOLTA LA TODI DA PRIMATO

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 TODI – Per ben trentaquattro anni ha lavorato nel centro storico cittadino e lo ha f2016-03-29-09-35-50atto fino a qualche mese fa, quando è andato in pensione. Romeo Santi, proprietario dello storico bar di Santa Maria, conosce molto bene la città e la sua economia, diventata inevitabilmente più fragile negli ultimi anni. A lui, conosciuto da molti tuderti, anche dagli studenti del nostro Liceo con i quali per molti anni ha collaborato nella distribuzione dei giornali aderenti al progetto “Quotidiano in classe”, abbiamo rivolto qualche domanda.

Quali sono state le maggiori difficoltà all’inizio della sua attività e le motivazioni che l’hanno spinta ad andare avanti? E quali i momenti belli nel suo lavoro?

Le difficoltà ci sono in tutti i lavori: ci si deve rimboccare le maniche, serve passione. Questo, poi, è un lavoro impegnativo che non conosce giorni liberi e festività, si inizia la mattina presto e si finisce la sera tardi. Sicuramente occorre avere voglia di fare e disponibilità a fare sacrifici, è questo ciò che spinge avanti l’attività. I momenti belli sono quando un cliente esce soddisfatto dal bar e ritorna volentieri.

Che cosa significa lavorare nel centro storico? Vantaggi e svantaggi.

Quando ho iniziato la mia attività a Todi il turismo cominciava proprio allora ad avere unfoto1a voce importante nell’economia cittadina; c’era un movimento oggi inimmaginabile, tutti gli uffici e le attività erano concentrate nel centro storico e non c’erano centri commerciali. I vantaggi si notavano soprattutto allora, quando circolava molta gente, e in periodi festivi, come ad esempio a Natale, bisognava essere in tre al bancone per gestire il bar e confezionare i cesti; di svantaggi sinceramente non ne ho notati allora. La situazione si è un po’ capovolta ultimamente, i vantaggi di allora sono finiti con la diminuzione di turisti e con l’espandersi della città anche al di fuori del centro storico e sono comparsi gli svantaggi dovuti ad una mancanza di clientela in questi ultimi anni.

Quali sono, a suo parere, le cause della chiusura di tanti negozi in via Roma e Corso Cavour, ma più in generale nel centro storico? E cosa possono fare le Istituzioni per contrastarle?

Fa dispiacere nel vedere Todi così, certamente la crisi ha causato tutto ciò, ma secondo me anche l’amministrazione comunale può fare di più. Ora il centro storico è vuoto, non si realizzano più iniziative che possano favorire il commercio e portare gente a Todi e questo ha portato ad un declassamento anche nei confronti della vicina Marsciano, che ha saputo reagire alla crisi meglio di Todi. Per attirare gente si organizzavano eventi e concerti, poi magari l’anno successivo non si facevano più perché c’era troppa gente, sembra quasi che si facessero le cose per mandare via le persone. Per chi arriva è diventato difficile anche trovare un posto dove parcheggiare, sono quasi tutti a pagamento e si rischia sempre di prendere la multa. Servirebbe una politica che metta in primo piano il centro storico, che faccia ripartire il turismo cercando di portare persone a Todi, sarebbe un grosso aiuto per le attività commerciali. Quando poi Todi è stata nominata da un giornalista americano “la città più vivibile al mondo”, molti stranieri hanno comprato casa al centro, la gente ha venduto e ha comprato fuori, dopo poco però gli stranieri si sono stancati, vengono due volte all’anno e cercano di vendere, ma con questa crisi nessuno riesce a comprare e si trovano case praticamente abbandonate.

Come vede il futuro per questa città e per l’Italia in generale? Cosa direbbe ai giovani che devono iniziare una carriera?

Siamo arrivati ad un punto in cui secondo me è difficile rigenerare Todi, è iniziato da qualche anno un periodo di decadenza sia per la nostra città sia per l’Italia da cui è difficile uscire. Ai giovani auguro tanta fortuna e coraggio: siamo in un momento in cui la disoccupazione è particolarmente diffusa e non è facile aprire anche una nuova attività in questi frangenti, ma l’importante rimane avere coraggio e passione per ciò che si fa e rimboccarsi le maniche.

 

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