Liberamente Veronica – Liberamente noi

Immagina una classe. Non una classe perfetta, di quelle come se ne vedono in TV o si leggono nei romanzi, ma una classe vera, genuina: banchi un po’ storti, risate di sfondo, chiacchiericci soffusi, sguardi sospesi che rincorrono le lancette, volti curiosi, altri annoiati.
A un tratto l’insegnante assegna un compito: “Descrivi come trascorri il tuo tempo”.
Veronica ci pensa un po’, si guarda attorno e inizia a scrivere, con un risultato a dir poco sconvolgente: sei ore al giorno sul telefono.
Da qui nasce l’ esperimento, o meglio, la sfida di trascorrere un mese senza l’ utilizzo dei social. Che coraggio! Una decisione drastica, quella di Veronica: 30 giorni senza Instagram, Whatsapp e perfino Tik Tok! Niente like, reazioni o messaggi agli amici, niente storie da guardare per riempire il tempo, niente selfie da postare, insomma, niente di niente, esclusa dal mondo, o meglio, quello che pensava essere il suo mondo.
E qui sta la trappola, perché il mondo vero è un altro, è fatto di più di semplici like o foto ritoccate, si trova intorno a noi, fuori da uno schermo. Inizia così un’avventura fatta di dubbi, silenzi un po’ più lunghi, conversazioni faccia a faccia, relazioni più spontanee, risate sincere, e non solo via emoji. Un viaggio che Fernando Muraca racconta nel suo romanzo “Liberamente Veronica. I miei trenta giorni senza i social!”

Un romanzo speciale, che non nasce da una scrivania, ma dal confronto, dal rapporto diretto con i ragazzi, un romanzo, come racconta lui, “che abbiamo costruito insieme”. Muraca, un famoso regista, sceneggiatore e saggista, è da tempo impegnato nelle scuole per presentare il proprio libro e diffondere un messaggio di consapevolezza sulla realtà dei social nella vita dei giovani.  
Recentemente ha accolto anche l’invito del nostro liceo, tenendo una conferenza presso l’aula magna di Largo Martino.

Egli non punta il dito contro la tecnologia, piuttosto ci invita a riflettere e a chiederci: quanto del nostro tempo è davvero nostro? Il conteggio è semplicemente matematico. Concretamente, quanto resta delle nostre giornate dopo aver speso ore e ore  tra filtri di bellezza, like e commenti? Veronica, con questo esperimento, intraprende un viaggio per riappropriarsi del proprio tempo, che senza accorgersi le era stato rubato dai “Signori Grigi” dei nostri giorni, ossia i social, a cui regaliamo un minuto dopo l’altro. Come sottolinea Muraca, di certo non tutto il tempo trascorso sui social va condannato. Ci sono momenti in cui ci si connette per consolare un amico, offrire supporto o condividere esperienze. Tuttavia, come lui fa notare, questo tempo, per quanto significativo, non può sostituire l’autenticità delle interazioni faccia a faccia. Il calore di una parola pronunciata dal vivo o l’abbraccio di un amico non possono essere replicati attraverso un dispositivo. E questa realtà meravigliosa noi giovani la stiamo pian piano perdendo. Sempre più dipendenti dai social, non siamo padroni delle nostre giornate e nemmeno di noi stessi e della nostra intimità, visto che gran parte delle nostre informazioni personali  viaggiano in  rete, gestite in banche dati che si appropriano della nostra identità.
Muraca, in particolare, porta come esempio la vicenda di una donna, che decide di acquistare un divano, ma si confronta con il marito, che le ricorda che devono risparmiare per pagare gli studi della figlia. Nonostante questo, la conversazione è registrata, e il cellulare della moglie comincia a ricevere video sponsorizzati di Chiara Ferragni, che mostra i suoi figli giocare davanti a un divano, simile a quello che lei desidera. Giorno dopo giorno, la tentazione cresce, alimentata dalla continua esposizione a questi contenuti, finché la donna cede e compra il divano, mettendo a rischio il futuro universitario della figlia. Questo breve racconto ci invita a riflettere sull’impatto che quotidianamente nelle nostre vite hanno i social. Grazie ai dati che regaliamo loro, riescono a influenzarci in modo subdolo, e il più delle volte, quasi impercettibile. Non siamo dunque soggetti attivi, come siamo portati a pensare, bensì consumatori passivi di un sistema che orienta le nostre scelte e manipola il nostro libero arbitrio. Muraca in tutto ciò si sente, in qualche misura, responsabile. In quanto esponente di una generazione che ha contribuito all’affermazione dei social network, avverte il dovere di stimolare una riflessione sulle criticità, quanto mai attuali, insite nel rapporto con il mondo digitale.

“Provate, iniziate l’esperimento” è l’ appello dell’autore, rivolto soprattutto ai giovani: ci invita a rompere quella “bolla” digitale, che pur promettendo connessione e intrattenimento, spesso soffoca la creatività e impedisce di esplorare fino in fondo le proprie passioni. Un percorso necessario  per arrivare a comprendere la propria strada di vita. Eppure, nonostante una crescente presa di coscienza del problema, sono ancora pochi coloro che scelgono di accogliere questa sfida, disconnettersi per ricominciare a vivere nel senso più pieno del termine.

E tu? Sei disposto a mettere in pausa i social per un mese  e scoprire  cosa significa vivere senza filtri?
Vuoi essere una “sentinella del domani?”

Maria Umbrico

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