SUN TZU: QUANDO ANCHE LA GUERRA DIVENTA UN’ARTE

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L’uomo conosce la guerra da sempre, in natura è la violenza a dettare legge.

Di recente ho letto “L’arte della guerra” di Sun Tzu e sono rimasto sorpreso nel vedere quanto fosse diversa l’idea di guerra  tra oriente e occidente: io ero abituato alla Grecia antica dove l’onore ed il valore in battaglia erano importantissimi, mentre in Cina sento parlare di trabocchetti e tradimenti.

Quindi ho pensato di mettere a confronto queste due civiltà dal punto di vista bellico.

Intanto Sun Tzu fu un generale e filosofo cinese vissuto probabilmente fra il VI e il V secolo circa a. C.

Le notizie che ci sono giunte riguardo alla sua vita sono molto scarse, sappiamo che probabilmente è nato nello stato di Qi e che fu il consigliere militare del re Helü durante la conquista dello stato di Chu, ma fu poi evirato e costretto all’esilio per presunto tradimento, poverino.

Era comune a quel tempo essere accusati di tradimento, poiché le spie erano molto usate nella Cina antica, ma di questo parleremo più avanti.

Probabilmente è proprio a Qi, durante l’esilio, che Sun Tzu scrisse “孫子兵法” Sūnzǐ Bīngfǎ, l’arte della guerra, un trattato di strategia militare.

In questo trattato scrive di come curare l’armonia tra un generale e le proprie truppe, come affrontare scontri su territori impervi, come sfruttare al meglio stratagemmi e inganni, come prevedere le mosse del nemico, e molte altre cose.

Come confronto con l’Occidente viene subito in mente l’antica Grecia, perché nel V secolo stava vivendo un periodo importante con Pericle e la sua democrazie ad Atene, e perché la visione della guerra era completamente differente, quasi opposta.

Intanto va detto che i valori, nell’antica Grecia, venivano trasmessi in principio in forma orale: ad esempio i poemi omerici raccontavano la società e le norme da seguire e gli inganni erano considerati da vigliacchi: era quella che l’antropologo Ruth Benedict ha definito società “della vergogna” , proprio perché lodava l’onore ed il coraggio sul campo di battaglia.

Sun Tzu afferma, invece, l’esatto opposto, dicendo esplicitamente che La guerra è il Tao dell’inganno.

“Tao” è un concetto fondamentale della religione taoista, letteralmente vuol dire “via” o “corso”, solitamente è tradotto con “principio”, io personalmente in questo caso lo tradurrei con “essenza”. Nell’ambito militare esso era così declinato:

-se sei capace, fingiti incapace.

-se sei attivo fingiti inattivo.

-se devi raggiungere un punto lontano, fingi di essere già arrivato.

– se il tuo obbiettivo è vicino, fingi di partire per una lunga marcia.

Ci sono inoltre molte altre differenze tra l’esercito greco e quello cinese. Ad esempio nell’esercito cinese gli ordini venivano impartiti attraverso bandiere o tramite il suono del gong, uno strumento musicale formato da un piatto di metallo o di rame, poiché era complicato sentire la voce dei generali da un lato all’altro della schiera. Nella Grecia antica, invece, veniva usata la salpinx, l’antenata della tromba.

Gli eserciti cinesi usavano spesso gli arcieri, spesso dotati di frecce infuocate, nell’antica Grecia invece l’arco era considerato un’arma da vigliacchi perché uccideva da lontano; infatti gli opliti erano in grado di maneggiare ogni tipo di arma, tranne l’arco, e solitamente erano equipaggiati con un’armatura completa, spada, lancia ed uno scudo tondo chiamato ὅπλον (oplon), dal quale prendono il nome.

Nella Cina antica era spesso utilizzato lo spionaggio, esistevano molti tipi di agenti infiltrati, Sun Tzu parla di agenti locali, reclutati su territorio nemico, agenti infiltrati, reclutati tra i funzionari nemici, agenti doppi, spie nemiche reclutate dagli alleati, agenti sacrificati, spie che diffondono false notizie tra gli agenti nemici.

L’agente segreto era l’uomo più vicino al comandante, era anche colui che riceveva i premi migliori.

Nella Grecia antica, invece, la guerra si faceva direttamente sul campo e spesso gli eroi si ritrovavano a duellare.

Nei poemi omerici è molto presente questa componente, in essi l’onore gioca un ruolo fondamentale. Ad esempio nell’Iliade possiamo vedere Glauco e Diomede interrompere uno scontro per via del legame di ospitalità tra le loro famiglie, finendo addirittura per scambiarsi le armi. Le armi di Glauco erano d’oro, quindi Diomede ricavò anche un guadagno da questo scambio, tutto questo in virtù della ξενία (xenía), il dovere di ospitalità: il rapporto tra ospite ed ospitante era sacro per i Greci e seguiva precise regole. L’ospite doveva mostrare rispetto all’ospitante e viceversa, chi ospitava prima di ogni cosa doveva far mangiare il proprio ospite e farlo lavare, spesso prima del congedo l’ospitante lasciava un dono al suo ospite. Queste pratiche erano molto importanti perché dietro uno straniero poteva celarsi una divinità camuffata, inoltre Zeus era il protettore degli ospiti.

Anche se la società greca era basata sul valore, possiamo trovare anche eroi abili nell’inganno, Odisseo è un maestro, infatti viene chiamato πολύτροπος, “uomo dai molti espedienti”. È lui, infatti, l’ideatore del cavallo di Troia e di molti altri stratagemmi, ma si tratta di un’eccezione.

Per concludere possiamo dire che nella Grecia antica la guerra era vista come un modo per dimostrare il proprio valore e quindi solitamente non erano ammessi inganni, mentre nella Cina antica la guerra era molto più legata alla politica, gli espedienti erano ben ammessi.

Ma quindi chi ha ragione? In guerra è davvero ammesso tutto?

Per Sun Tzu gli inganni erano solo un modo per velocizzare il tutto e diminuire il numero di vittime. Egli afferma che il trionfo massimo non si ha vincendo cento battaglie ma vincendo il nemico senza combattere: dice addirittura di andare contro gli ordini del sovrano se si ritengono questi fatali, quindi anche se per lui lo scontro armato è fondamentale deve essere evitato e ridotto il più possibile.

Certo è strano, in un trattato di guerra , trovare un tale principio, ma quanto sarebbe bello se potesse essere acquisito anche ai giorni nostri!

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