LA RADIO TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO

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TODI – “Dall’etere ai podcast: La radio e il suo elisir di eterna giovinezza” è stato il tema dell’incontro, svoltosi venerdì 10 dicembre, della redazione di Sottob@nco con il giornalista Daniele Morini, direttore responsabile del settimanale umbro La Voce e dell’emittente Umbria Radio InBlu.

Durante il suo intervento, l’esperto ha illustrato in modo dettagliato la funzione della radio e la sua evoluzione nel tempo suscitando, grazie alle sue specifiche competenze, l’interesse e la partecipazione degli studenti di Sottob@nco presenti nella Sala del Consiglio. Ha utilizzato menti.com, facendo dei piccoli sondaggi per conoscere i nostri interessi e le modalità di fruizione della radio, per farci poi comprendere tutti i cambiamenti avvenuti nell’informazione veicolata da questo mezzo di informazione.

Radio FM e web radio, oggi la scelta è molto vasta. Dalla fine degli anni Novanta, e soprattutto nel nuovo millennio, anche importanti radio, molto seguite, come Radio Deejay e RTL 102.5, hanno sfruttato il web a proprio favore, condividendo l’informazione con contenuti multimediali quali video, streaming, podcast e un uso massiccio dei social network. Ed ecco, dunque, che noi giovani non solo possiamo ascoltare musica ovunque, grazie anche ai nuovi smartphone, ma siamo soliti interagire con la serie di applicazioni realizzate ormai da tutte le radio, comprese quelle locali, le quali, tramite anche l’ascolto in streaming, danno la possibilità di ascoltare il proprio programma preferito da ogni parte del globo.

Sembrano passati secoli da quel lontano 12 dicembre 1901 in cui Marconi ricevette il primo segnale che aveva fatto il giro del Mondo seguendo la curvatura della Terra. Da allora la radio è diventata mezzo di comunicazione di massa, mezzo di intrattenimento e aggregatore sociale, di propaganda. «Eppure la radio- ha spiegato il giornalista- è considerata da tutti coloro che si occupano di comunicazione, una sorta di “Highlander”, immortale. La radio- ha ribadito- nonostante la nascita della televisione, ha resistito e si è conquistata spazi ulteriori. E forse, tra tutti i mezzi di comunicazione, è quello che è riuscito ad adattarsi meglio alle nuove tecnologie».

Qual è il segreto di questa “resilienza”?

La radio è il mezzo tra tutti, ancor più dei social media, che ha funzioni connettive e partecipative: «è il mezzo– ha detto Morini- più “friendly”, più amichevole di tutti. L’informazione è considerata più affidabile, per certi aspetti, di quella televisiva, ha solo la notizia scarna, asciutta, è discreta, e si accontenta di poco».

Nel processo di comunicazione, come ha continuato a spiegare l’esperto, il linguaggio non è altro che la codificazione di un pensiero attraverso la mediazione di un mezzo di comunicazione di massa. Di conseguenza, parlando di linguaggio radiofonico, s’intende il modo in cui si realizzano programmi radiofonici, cioè la forma espressiva attraverso la quale un soggetto, nonché un emittente radiofonico, attiva un processo di comunicazione diretto ad una massa di persone, ovvero gli ascoltatori. Da molti ingredienti – le idee, la bravura nel realizzarle etc… – dipende il successo ma l’aspetto fondamentale nel fare radio è stabilire un contatto con chi ascolta, conquistare la fiducia del pubblico attraverso anzitutto l’utilizzo della propria voce oppure attraverso suoni, musica… «Il conduttore– ha detto Daniele Morini- non deve recitare ma essere spontaneo, coinvolgere ed emozionare l’ascoltatore fino a provare appartenenza e somiglianza. L’obiettivo non è annoiare l’ascoltatore ma mettere in condivisione l’esperienza, la verità, la spontaneità di ciò che si racconta».

Nella radio c’è bisogno di un linguaggio diretto, comprensibile a tutti, e occorre porre particolare attenzione a come si diffondono le informazioni necessarie per catturare l’attenzione dell’ascoltatore.

La caratteristica principale del linguaggio radiofonico è quella di possedere un’illimitata libertà di espressione, anche se in misura minore rispetto alla televisione: è possibile trasmettere e rappresentare sensazioni e stati d’animo, anche se poi spetta al ricettore del messaggio comprenderli nel modo adeguato. Il linguaggio della radio è caratterizzato in secondo luogo dalla predominanza della sensazione uditiva. Questa peculiarità serve a favorire i processi di emotività e fantasia. La radio stimola l’immaginazione dell’ascoltatore, capacità che la televisione non possiede.

Da giornalista, Daniele Morini ha accennato alle difficoltà ad esprimersi per i conduttori radiofonici utilizzando solo il linguaggio vocale, senza aver modo di farsi comprendere attraverso il linguaggio del corpo. Di conseguenza i giornalisti radiofonici devono avere conoscenza delle nozioni necessarie per poter far parte di un target di una trasmissione radiofonica in modo da potersi esprimere facendo comprendere adeguatamente il contenuto esposto all’ascoltatore. Il messaggio, infatti, può essere interpretato in diversi modi. Tuttavia, è il mittente che, esprimendosi in maniera errata impedisce al destinatario di comprendere. Spesso, può essere anche l’ascoltatore a fraintendere o a non capire ciò di cui si parla.

Ancor prima di entrare nella specificità della radio, il gironalista Daniele Morini si è soffermato, più in generale, su come sia cambiata la fruizione dei media con l’avvento del digitale. Oggi i mezzi di comunicazione non sono più strumenti, né si possono definire solo come ambienti, vanno ripensati come qualcosa che è interno alla vita individuale-sociale delle persone. «Non siamo più noi ad essere on o off line – ha detto – ma i media ad essere on life».

In questa società assistiamo alla radicalizzazione di processi di disintermediazione e di autorità. Ciò significa che i giornalisti e gli autori non sono più coloro che hanno il controllo totale del messaggio ma la comunicazione oggi è disintermediata, non serve più la mediazione di apparati come i giornali, le radio, le televisioni (come funzione “main stream”, garantendo una sorta di filtro all’accesso non regolamentato allo spazio pubblico). Ora tutti possono produrre, pubblicare, postare, commentare direttamente senza alcuna mediazione.

L’esperto ha poi spiegato il significato di “BOTTEGA GLOCAL” del giornalista di oggi. Oggi non si parla più di giornalismo bensì di “giornalismi”, un processo inevitabile perché la professione è cambiata nettamente, così come è cambiato il consumo dei media da parte degli utenti. Il giornalista, secondo Daniele Morini, vede la “BOTTEGA GLOCAL” come quella di un artigiano: «Gli strumenti sono tanti– ha affermato- ma serve la passione dell’artigiano, altrimenti la tecnologia ha poco valore». Quest’ultima, però, offre il vantaggio di poter fare lavori globali e locali allo stesso modo.

L’incontro si è concluso con i consigli, dati dal giornalista sulla strumentalizzazione necessaria per realizzare podcast e web radio. Un incontro che sarà preludio ad esperienze ancora più dirette e concrete: i redattori di Sottob@nco avranno la possibilità di studiare un piccolo format in una o più puntate da registrare insieme e proporre sia sul nostro sito sia in uno dei programmi per giovani di Umbria Radio InBlu.

Chi è Daniele Morini

Giornalista professionista e autore televisivo, con una lunga serie di esperienze che lo hanno portato a lavorare e collaborare con varie realtà locali, regionali, nazionali e internazionali.

La passione per il giornalismo, iniziata fin dall’età di 16 anni, lo ha guidato fino alle collaborazioni con le agenzie internazionali Reuters e Associated Press, la rubrica televisiva “A Sua immagine” (Rai Uno), le emittenti della Chiesa italiana Tv2000 e Radio InBlu 2000, Radio 24 de Il Sole 24 Ore, il quotidiano nazionale Avvenire e molti altri media.

Dal 2004 è direttore responsabile dell’agenzia multimediale di servizi giornalistici e produzioni audiovisive Press News. Dall’inizio del 2020 è direttore responsabile del settimanale umbro La Voce e dell’emittente Umbria Radio InBlu.

Sara Mile

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