Human Rights Festival emigra a Orvieto.
DIRITTI IN FUGA

Edizione del Festival a Orvieto nel 2018
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Edizione del Festival a Orvieto nel 2018.

TODI – Dal 1° al 4 novembre è tornata in Umbria la terza edizione dello “Human Rights International Film Festival”: quattro giorni di cinema e documentari sul tema dei diritti umani, e in più mostre d’arte, spettacoli teatrali, concerti, presentazione di libri, masterclass e convegni, il tutto ad ingresso libero. Tra gli ospiti di questa edizione: Ilaria Cucchi, Federica Angeli, Jacopo Fo, Concita De Gregorio, Cecilia Mangimi, Nicolò Fabi, Valentina Parasecolo, Daniela Marconi, Sabrina Paravicini, Wilma Labate e tanti altri.
Le precedenti edizioni si erano svolte a Todi, e gli allievi del Liceo “Jacopone da Todi”, insieme a quelli di altre scuole come l’Istituto “Einaudi-Ciuffelli”, la scuola secondaria di primo grado “Cocchi-Aosta” e le scuole primarie del territorio, avevano sostenuto attivamente gli eventi e le proiezioni; si era anche costituita una giuria degli studenti, guidata da esperti, che assegnava un premio a un corto e a un lungometraggio in seguito a dibattiti e confronti con autori, sceneggiatori, registi, tra i quali, nel tempo, Bernardo Bertolucci, Daniele Vicari, Daniele Silvestri.

Il programma del Festival ad Orvieto.

Per questa edizione Sottob@nco ha rivolto alcune domande al Direttore artistico, il regista Francesco Cordio, che sempre gentile ci ha accolto tra una proiezione e l’altra. Francesco ci riceve fra le sale con il sorriso disponibile, è stanco perché è sera e ha presieduto, spiegato, sviluppato, montato, presentato ogni evento del giorno con tanta responsabilità. Ma senza darlo a vedere è presente e, nonostante tutti i personaggi importanti, parla con noi per regalarci un tempo straordinario. Lui ha gli occhi profondi, e i suoi passi si accordano alla musica che si sente in sala, mentre i ritratti esposti alle pareti raccontano le storie di tanti innocenti, “vittime di questo mondo” prepotente.

Questo Festival ha visto le prime due edizioni a Todi, e tanti studenti hanno partecipato come spettatori  o come giurati. Ci chiediamo perché ora siamo ad Orvieto.
Purtroppo la nuova amministrazione di Todi non ha ritenuto opportuno continuare la collaborazione e, nonostante i primi segnali positivi nei nostri confronti, a un certo punto si sono interrotti i rapporti: non ha più risposto alle nostre e-mail, alle nostre telefonate, ai nostri messaggi whatsapp (tra l’altro tutti trascritti e documentati, quindi non invento nulla). A gennaio 2018 è stata fatta una conferenza stampa presentando il cartellone culturale della città, e una giornalista presente ha chiesto notizie sul nostro Festival dei Diritti; l’assessore alla cultura Claudio Ranchicchio ha detto che non si era raggiunto l’accordo. Ecco: l’accordo tra persone si raggiunge parlando, se non ci si parla è ovvio che l’accordo non ci sarà! Guardandoci intorno, abbiamo ricevuto diverse proposte interessanti da alcuni Comuni umbri, che hanno visto nel Festival dei Diritti un’opportunità per allargare il panorama culturale, per arricchire la cultura dei cittadini e degli studenti. Fra questi, Orvieto è stato il Comune che ci ha convinto di più. C’è un bellissimo cinema con due sale, con la disponibilità del Palazzo del Popolo per mostre, convegni e workshop. 

Con Ilaria Cucchi al Festival ad Orvieto.

Come nelle precedenti edizioni abbiamo documentari da tutto il mondo e film fuori concorso, tra i quali quello sul caso di Stefano Cucchi, con il quale chiuderemo questo evento. Di fatto abbiamo aperto il Festival con la presenza di Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, che ha ricevuto il premio Antigone, una novità del nostro Festival, perché da quest’anno collaboriamo anche con questa Associazione che si batte per i diritti e le garanzie nel sistema penale. E si è deciso di costituire ed assegnare tale Premio a “Sulla mia pelle” perché meglio rappresenta le tematiche sulle quali lavora questa organizzazione, cioè il monitoraggio delle condizioni di detenzione in Italia.

 

 

 

Il regista e Direttore del Festival Francesco Cordio e tutti gli organizzatori.

Sembra che a Todi il pubblico adulto fosse assente o poco interessato ai temi del Festival. Anche l’atteggiamento dell’attuale amministrazione sembra ribadirlo. Lei come risponde?
Per l’attuale amministrazione non ho letto alcuna dichiarazione ufficiale in merito, quindi non so se sono voci di corridoio, ma sicuramente a Todi c’era un pubblico di tutte le età a vedere i nostri film. Ho notato tuttavia una certa ostilità nei confronti delle iniziative che vengono realizzate da persone che non sono prettamente tuderti, anche se vivono a Todi, poiché non vengono viste di buon occhio. In effetti allora non c’era la grandissima partecipazione che avremmo sognato, e in questo confermo che in Orvieto c’è una risposta più forte. Ma ciò non vuol dire che non bisognava continuare a farlo a Todi, anzi i semi vanno curati lentamente perché i frutti nascano, come sanno bene gli agricoltori di queste terre. Sono anzi molto fiero di aver realizzato un piccolo documentario per “Geo” di Rai 1 sul territorio tuderte con gli ex allievi dell’Istituto Einaudi-Ciuffelli. Per me è stato un omaggio alla città alla quale sono affezionato, anche perché ho a Todi una casa in campagna da più di quaranta anni, e mi sembrava doveroso fare un omaggio alle persone per bene che la animano e la popolano, e alla tradizione e alla cultura agricola che la connota.

La città di Orvieto, i suoi abitanti, le strutture ricettive, i volontari tanto necessari, come vi hanno accolto, che tipi sono?
La città di Orvieto ci ha accolto benissimo: già dalla conferenza stampa abbiamo avuto numerose presenze, i giornali ne hanno parlato, con le radio, le tv nazionali e locali. Molti cittadini di Orvieto si sono offerti come volontari e grazie al loro supporto stiamo realizzando un’edizione che lascerà un segno.

Perché ha deciso di fare questo Festival?
Perché i diritti umani sono importanti da raccontare soprattutto in questi anni, e soprattutto perché la violazione dei diritti umani, oggi, significa conflitti per il futuro: credo infatti che i conflitti di oggi nascano dalla violazione dei diritti umani del passato. Il fatto che registi indipendenti e militanti da tutto il mondo si impegnino a realizzare dei film per raccontare storie inedite, a mio parere va premiato ed è importante per dare un’idea generale di quello che succede nel mondo. Tutti i prodotti sono di qualità dal punto di vista artistico perché li selezioniamo con cura e ci fa piacere incontrare un pubblico preparato e del settore. Ci fa piacere anche ricevere apprezzamenti  per i nostri cortometraggi che sono di grande livello e rispetto, e sostengono bene anche il confronto con altri Festival più blasonati.

Pensa che in questo momento storico parlare dei diritti sia rischioso?
Mah… rischioso? Probabilmente, se vuoi fare un Festival di questo tipo a Todi, rischi di non farlo più! Scherzi a parte: le testimonianze dei giornalisti che sono venuti, come Federica Angeli, dimostrano che le minacce della ‘ndrangheta e della mafia, parlando dell’Italia, possono mettere in difficoltà l’esistenza dei giornalisti, ma lei con la sua testimonianza ha dimostrato in realtà che si può sfidare a mano disarmata, come dice lei, a volto aperto la mafia di Ostia, e che si può anche rimanere a vivere in quella città, si possono comunque ottenere dei risultati, tanto che molti criminali adesso sono in galera, come gli Spada e le famiglie mafiose di Ostia.

Sui social circolava la voce che questa manifestazione avesse costi troppo elevati per la comunità e che non fosse necessaria. Lei cosa dice: avevate sponsor e, se ci sono stati ritorni economici dagli eventi, cosa ne avete fatto?
Noi abbiamo ricevuto un contributo, di cui francamente non ricordo con esattezza l’importo, ma si può cercare sui documenti del Comune di Todi, e un piccolo contributo dalla Regione Umbria, ma tutto è stato investito sul territorio di Todi in alberghi per accoglienza, ospitalità e attività ristorative. I soldi avanzati, piccola cifra utile, l’abbiamo destinata alla squadra di atletica di Todi perché ci sembrava un contributo giusto per quel tipo di attività. Tra l’altro siamo legati a questa esperienza perché ospitiamo nel nostro Festival Domitilla Fries e il suo progetto “Tilla Marathon per Kids for Africa Sports Academy”, che abbiamo seguito [si veda anche questo articolo di Esraa Azzouz per Sottob@nco ndr]. Proprio ieri lei ha presentato il progetto qui ad Orvieto, invitando il nostro pubblico a contribuire alla raccolta fondi.

Cosa ci dice degli artisti che hanno preso parte nelle mostre? Tra i suoi ospiti ce n’è qualcuno che ha attirato maggiormente la sua attenzione?
Io ho dato fiducia ad Auro e Celso Ceccobelli che hanno fatto un ottimo allestimento. La scelta l’ho lasciata a loro. Mi sono fidato e non ho preferenze particolari. Ognuno ha dato il meglio.

In questo Festival spesso ci si commuove: lei dove si è commosso?
Io mi sono commosso già alle selezioni, quando ho visti i film nei mesi passati, e poi mi commuovo ogni giorno quando incontriamo i protagonisti di queste storie, quando finalmente vedo e abbraccio gli autori. È sempre emotivamente coinvolgente.

Qual è stato il suo cortometraggio o lungometraggio preferito?
Non si può dire, ma credo che probabilmente saranno quelli che la giuria premierà per perfezione tecnica e originalità.

Resta un po’ di amarezza e nostalgia: la città di Todi, gli studenti e tutti i suoi abitanti hanno perso questa importante opportunità di incontro e crescita culturale.

“Lo spirito del Festival è quello di totale condivisione, che contribuisce a generare un pensiero di libertà necessario per immaginare un futuro sostenibile per ciascuno di noi”.

 

 

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