Una storia d’amore e di rinascita
“PESCE D’APRILE”

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Il Teatro Stabile dell’Umbria propone ai ragazzi del nostro Liceo uno spettacolo a tinte forti ed emozionanti, che suscita riflessioni con la stessa naturalezza con cui sa far nascere una risata.

Come ogni anno il Liceo Jacopone da Todi persegue tra i suoi obiettivi principali quello di incentivare l’interesse e la formazione artistica e culturale di tutti i suoi studenti e, senza dubbio, uno dei mezzi che a questo fine riscuote più successo è quello dell’abbonamento teatrale per la stagione di prosa. In tal modo i ragazzi hanno la fortuna e la possibilità non solo di avvicinarsi ad un mondo che erroneamente considerano “antiquato” e noioso, ma anche di vivere l’esperienza unica ed emozionante che solamente la visione di uno spettacolo dal vivo può donare. Tra gli spettacoli messi in scena per questa stagione nel nostro Teatro Comunale figurano commedie, monologhi e drammi, tra gli attori possiamo annoverare addirittura volti noti sul grande schermo.

Tra le varie rappresentazioni, una che ha indiscutibilmente ricoperto un posto d’onore è Pesce d’Aprile, tanto da realizzare un bel sold out nella serata dell’8 Febbraio scorso. Lo spettacolo, che dall’inizio alla fine ha seguito il filo conduttore della semplicità, è stato portato in scena da due attori di straordinaria bravura, i quali hanno riempito con il loro grande talento tutto il palcoscenico. Stiamo parlando di Cesare Bocci, largamente conosciuto per il ruolo di Mimì Augello nella serie televisiva “Il Commisario Montalbano”, e Tiziana Foschi. La pièce teatrale, tratta dall’omonimo romanzo autobiografico scritto da Cesare Bocci e da sua moglie Daniela Spada, mette in scena il racconto intimo e toccante della loro vita, della loro storia d’amore e del lungo viaggio condotto fianco a fianco attraverso la malattia di lei. Daniela infatti a pochi giorni dal parto della loro bambina, mentre la stava allattando dolcemente, viene improvvisamente colpita da un embolia post-partum che la riduce in coma, invalida, assente. Quella mattina, in un primo di Aprile qualsiasi, il destino aveva deciso di giocare alla neo-famiglia uno scherzo davvero crudele, che cambiò per sempre la loro vita. Proprio da questo momento prende avvio lo spettacolo, il quale con un mix di confusione, rabbia e paura, gli stessi sentimenti provati da Cesare nel giorno in cui tutto ebbe inizio, catapulta da subito lo spettatore nella storia vissuta dagli stessi protagonisti.

Senza sentirsi estranei alle vicende rappresentate, si assiste con grande coinvolgimento al susseguirsi di eventi e tappe che riusciranno a far risalire i due amanti dal baratro, così da mostrare quanto anche la più tragica e sconfortante delle sorti possa tramutarsi in un’occasione di rinascita. Lo spettacolo, che non nasconde la reale e cruda sofferenza della loro storia, ci insegna l’importanza di essere forti e coraggiosi di fronte alle “tempeste”, ma ancora di più quella di avere vicino qualcuno con cui affrontarle. Daniela infatti nonostante tutto ha una fortuna: ha suo marito. Cesare, che si è fatto forte per se stesso e per sua moglie quando lei non poteva esserlo, le rimane accanto ogni singolo giorno continuando ad accudirla, a parlarle senza ricevere risposta, a lottare quando ogni sforzo sembrava vano e tutto questo senza mai smettere di amarla. Insieme hanno affrontato ogni difficoltà, a partire da quella clinica di una diagnosi sbagliata che ha suscitato ancora dolore e rabbia in Cesare, che da quel momento ha combattuto contro un sistema sanitario a volte indifferente e a protocolli burocratici pedanti. A seguito del risveglio di Daniela dal coma e di una stabilizzazione delle sue condizioni è stata la volta del trasferimento in una clinica di riabilitazione in cui la coppia trascorrerà molti mesi di lotta, non solo contro una sistema assistenziale insufficiente e che per di più si fa beffa di coloro che dovrebbe aiutare, ma la vera battaglia è contro lo stesso corpo di Daniela. Se infatti il recupero dei pensieri e delle reali emozioni della donna avviene in maniera naturale, ma non per questo priva di conflittualità, riappropriarsi di un corpo che la fa sentire prigioniera si rivela essere molto più difficile. Serve voglia di lottare, tenacia e un grande amore per la vita. Nonostante crolli ogni illusione circa l’esistenza di un percorso più breve e più facile, Daniela e Cesare non si danno per vinti e sul palco ce lo dimostrano. Assistiamo ad un alternarsi di episodi dolorosi nei quali esplodono la frustrazione e la sofferenza, derivanti dalle incomprensioni che allontanano i due innamorati, così come ad un susseguirsi di scene pervase da intima dolcezza e da un’empatia che li fa conoscere sotto profili diversi e fino ad allora ignoti, e che soprattutto li fa innamorare di nuovo l’uno dell’altra. E in fondo la loro la storia è stata proprio così, piena di esperienze e di emozioni contrastanti e sconvolgenti, come un giro su delle montagne russe troppo alte, ma che alla fine li ha riportati a terra sani e salvi.

Però anche quando tutto sembra andare bene e le cure di Daniela fanno effetto è lì che inizia un’altra salita, forse la più ripida; quella del confronto e del reinserimento in una società che fatica ad accettare il diverso, che respinge chi è in cerca di un “proprio posto”. Ed è da questo atteggiamento di egoismo e di rifiuto che scaturisce la sofferenza e l’auto isolamento del disabile, il quale non sentendosi accettato dal mondo che lo circonda non riesce neanche ad accettare se stesso. Daniela si è trovata a dover far fronte ad una serie di nuove situazioni nelle quali si vedeva diversa da come era prima di quel drammatico primo Aprile: era diventata una nuova donna, una nuova madre per sua figlia con cui sentiva di avere molto tempo da recuperare, una nuova moglie per suo marito che non riusciva più ad amare come un tempo. Ma come si può amare qualcun altro se non si sa amare se stessi? Come si può accettare aiuto quando non si riconosce di averne bisogno? Ed è stato proprio in quel momento di spaesamento, anche quando entrambi erano sfiniti, che l’amore di Cesare e il rispetto per la sua donna si è fatto ancora una volta più grande di tutto, più grande del dolore, del rancore, della frustrazione. Smettendo di essere colui che la dirigeva, sebbene ogni gesto fosse fatto per proteggerla, Cesare si è trasformato semplicemente nell’appoggio di Daniela, la quale armata di coraggio e di desiderio di riprendere in mano la propria vita, da quel momento lo ha fatto senza esitare.

Questo spettacolo, che da mesi riempie le sale dei teatri di tutta Italia, è la testimonianza dell’impegno e del più profondo desiderio di Daniela e di Cesare di diffondere un messaggio di speranza e rinascita assieme a delle associazioni onlus con cui collaborano ormai da molti anni. Ciò viene confermato proprio alla fine della messa in scena, quando il sipario cala e gli attori sul palco affermano la gioia di prestare il loro lavoro e talento al fine di condividere con quante più persone possibile un messaggio tanto importante. Inoltre lo stesso Cesare Bocci ha confessato il proprio piacere nel vedere il nostro teatro gremito di così tanti giovani che con entusiasmo e attenzione avevano seguito la rappresentazione, confidando nel fatto che potremo essere proprio noi a cambiare qualcosa nella mentalità della società del domani.

Così si conclude la battaglia di Cesare e Daniela, una sfortunata avventura che non sembrava avere un lieto fine, ma che lo ha trovato grazie alla loro forza e alla profondità del loro legame. In poche parole è la storia del mantenimento della promessa d’amore più grande che esista: “prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”.

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