UNA VITA STUPEFACENTE

Print Friendly, PDF & Email

Quando i giorni scorrono, talvolta tanto velocemente da non essere vissuti a pieno, non
ci si rende conto di quello che si ha e di quello che, quindi, si potrebbe perdere. Credo,
ad oggi, che la mia vita sia davvero stupefacente, anzi azzardo a dire che la vita di
quasi tutti noi è stupefacente e come tale andrebbe vissuta e rispettata, cosa che io non
ho fatto, ma nonostante tutto sono stata perdonata per questo, attraverso il dolore e la
sofferenza che era necessario io provassi. Ad oggi vorrei tanto che queste timide parole,
fossero lette e fosse capita la forza che sprigionano, la stessa forza che ho dovuto tirare
fuori io, per salvarmi e per salvare tutto quello in cui ho sempre creduto, per salvare
tutto quello che sognavo.
Ora però è arrivato il momento delle presentazioni, il momento di metterci la faccia
e… anche il cuore. Io sono Giada, ho 21 anni e vivo a Torino, dalla nascita tifosa della
Juventus, dalla nascita o poco dopo, appassionata di
romanzi, di poesia, di storia. Mi sono iscritta al Liceo Classico per proseguire la mia
passione e lì ho incontrato Marco. Marco era un mio compagno di classe, riservato,
scostante, silenzioso e fragile; non so come e non so quando, ma sono riuscita ad entrare
nelle sue grazie, a rompere la corazza che indossava e a fidanzarmi con lui. Una storia,
la nostra, che è durata 6 anni, e che aveva un comune denominatore: la droga.
Tutto ebbe inizio con degli spinelli, la sera, dopo cena, dopo cinque o sei ore di studio
passate seduti, concentrati, affaticati e a volte delusi; per me e Marco non vi era nulla
di meglio di quel momento tutto nostro, in cui potevamo rilassarci, la mente si
riposava e si poteva ridere anche per le cose più insensate. Non mi sentivo in
colpa per quello che stavo facendo, in fondo la marijuana presenta delle proprietà benefiche sempre più studiate; peggio per l’alito e la bianchezza dei denti, questi sì, ne
risentivano, ma il mio corpo stava bene sia per gli spinelli sia per la presenza di Marco. I giorni
passavano, la routine era sempre questa e l’assuefazione pian piano aumentava
tanto che per riprovare le stesse sensazioni servivano due o tre spinelli, poi cinque, poi sette o
addirittura dieci. La tipica caratteristica di noi adolescenti è proprio questa: superare
sempre il limite, non accontentarsi mai, vorremmo sempre tutto e sempre subito,
non siamo allenati alla pazienza, non siamo allenati alla riflessione, reagiamo d’istinto
e talvolta l’istinto ci fa commettere errori più grandi di quello che pensiamo. E questo
è quello che successe a me e Marco; lui (come vi ho detto) era un tipo silenzioso, fragile,
ma anche determinato, ostinato, testardo e finché non toccava con mano non credeva a
nulla, un tipo che basava tutto sulle esperienze e mai sulla descrizione di esse. Toccare
per credere, sperimentare per credere, non era sufficiente vedere per credere. Un
venerdì sera di pieno inverno, mi recai a casa sua per vedere un film in tranquillità, ma
non ero consapevole che quella sera sarebbe stata tutto tranne che tranquilla e che
avrebbe cambiato la mia vita e la percezione che avevo di essa. Quella sera invernale
ed infernale, Marco mi propose di provare insieme agli spinelli ed una birra, la cocaina,
diceva che gliela aveva data un suo amico, che spaccava e che non stavamo facendo
nulla di male (come sempre!). Accettai senza riflettere, senza ragionare e decidemmo
di assumerla tramite inalazione avvolgendola con la carta d’alluminio. Pensai subito
che questa volta la reazione sarebbe stata più potente, che l’avrei percepita e non mi
avrebbe solo rilassata. Di fatto questo avvenne: passai dall’euforia più assoluta alla
paranoia, alle allucinazioni; le allucinazioni erano la parte migliore, vivevo in un
mondo tutto mio, non reale, lontano dalle incertezze e preoccupazioni degli adolescenti
o semplicemente lontano dalle mie che talvolta mi pesavano (seppure avessi tutto: una
bella famiglia, una bella casa, una buona media a scuola… e tanti amici, almeno prima
di ridurmi a tossicodipendente). Da quella sera non smettemmo più,anzi, eravamo incuriositi dai suoi effetti e dal provare mix sempre nuovi, sempre riuscendo a nascondermi
dai miei genitori, sgattaiolando velocemente in camera appena tornavo a casa. Nel
letto, da sola, a volte ero invasa dalle paranoie, a volte mi addormentavo così
pesantemente da non sentire le cinque sveglie rimesse il giorno prima; a scuola la
concentrazione era assente, la media scendeva e avevo allentato i rapporti con
tutte le mie amiche e amici. Nascondevo bene il mio essere tossicodipendente, ma
apparivo completamente diversa, cambiata nell’animo; ero disposta a qualsiasi cosa
pur di avere la mia dose, la pagavo con l’oro che avevo in casa, facevo piccoli lavoretti
in nero, talvolta rubavo.

Una sera di Marzo, avendo messo da parte una buona quantità di denaro, decisi di comprare, oltre alla cocaina, l’LSD per creare un mix strepitoso, che mi
avrebbe aiutata a superare le ansie per la simulazione della prova di maturità (oggi
scrivere tutto questo e ricordarsi di averlo pensato davvero mi fa rabbrividire). Andai
a casa di Marco e fui io a proporgli l’affare; accettò senza esitare ed iniziammo la preparazione: cocaina, marjuana e LSD, in aggiunta a della buona birra. In un secondo fu
il caos, ruotava tutto intorno, vedevamo mostri, formiche giganti aggirarsi per casa,
avevamo paura e non eravamo per niente euforici. Sensazioni incontrollabili, inspiegabili, difficili da gestire per due diciannovenni; Marco decise di riaccompagnarmi a
casa a piedi e io accettai. Non eravamo nelle condizioni di guidare, ma neanche di
camminare, non eravamo nelle condizioni di fare niente. Arrivai a
casa e mi infilai nel letto, tutto ruotava, vedevo mostri, cadaveri, sentivo urla e
avevo la sensazione di soffocare, ma non potevo chiamare nessuno. Non dormii per una
settimana intera, fui costretta a saltare la scuola e, cosa ancor più umiliante, fui costretta
ad uscire allo scoperto, a raccontare ai miei quello che mi era successo; ovviamente
mi sarei sotterrata piuttosto che dirlo a mamma e papà, ma Marco era stato ricoverato
proprio il mattino seguente, entrato in ospedale con codice rosso, per overdose, lottava
tra la vita e la morte, lottava, anzi, per riprendere quella vita che non aveva apprezzato,
non avevamo apprezzato.
Dopo una settimana io mi ripresi (fisicamente, ma non dalla delusione e dal dispiacere
che avevo lasciato nei cuori di chi mi amava), ma Marco no, tra alti e bassi rimaneva in
ospedale, in coma farmacologico, senza riuscire a risvegliarsi; perdeva peso, aveva
inconsapevoli crisi di panico, smaniava nel suo letto e i dottori credevano che il suo
cuore non avrebbe retto a lungo. Per fortuna la determinazione, che da sempre lo
contraddistingueva, lo salvò, ma non fu più lo stesso: depressione, ansia, anoressia, crisi
di panico e scatti d’ira erano all’ordine del giorno.
Fui costretta a lasciarlo. Mi sentivo colpevole, mi sembrava di
averlo abbandonato, mi sentivo in colpa per essere stata più fortunata di lui e per non
essere riuscita ad aiutarlo, ad aiutarci. Ebbi, anche io, bisogno di uno psicologo, ebbi
bisogno dell’affetto e del perdono dei miei genitori, ebbi bisogno degli amici, ma questi
non c’erano più. La voce oramai si era sparsa, ero una drogata, questa la mia etichetta,
non ero più considerata, ero quasi completamente sola. La vita dà tanto, ma se non
sappiamo rispettarla (qualche volta anche se la rispettiamo) toglie tanto e a me aveva
tolto. Tolto la serenità che potevo avere a diciannove anni, tolto la stima dei miei
genitori, tolto i miei amici, tolte mille opportunità che non mi sono mai accorta
di avere, ma sono sicura che le avessi, che mi avessero toccata e che io non le avevo
neanche percepite. La vita però dona anche seconde possibilità e questa volta,
rendendomene conto, la sfrutterò al massimo. Cadendo e rialzandomi, fallendo e
vincendo, rispettandomi e amandomi, aiutando me stessa e aiutando gli altri con i
fatti, ma anche con le parole, per evitare che qualcuno possa commettere errori evita-
bili, delusioni evitabili, dolori evitabili. Ad oggi mi sento forte e fortunata per avere una
vita così stupefacente.

Iscriviti per ricevere contenuti nella tua casella di posta, ogni settimana.

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.