Il giornalista Rai Massimo Angeletti spiega le “trappole” dell’informazione televisiva
“IN VIDEO VERITAS”

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TODI – Venerdì 20 aprile 2018  Sottob@nco e gli studenti delle classi in cui sono presenti i redattori del giornale, la 5BL e la 5BS, hanno partecipato a un incontro formativo con il giornalista Rai Massimo Angeletti.

È stato il secondo di due seminari – l’altro, il 17 marzo, con Roberto Conticelli, è stato trattato in un articolo a parte – resi possibili da un protocollo d’intesa stipulato tra il Miur e l’Ordine Nazionale dei Giornalisti e tenuti da giornalisti professionisti degli Ordini regionali che vertevano sulle modalità di scrittura di un articolo di giornale, con particolare riferimento al linguaggio giornalistico, e miravano a far comprendere il valore dell’informazione quale strumento di lettura della complessità dei fenomeni sociali, economici, scientifici e culturali. E uno degli argomenti trattati è stato proprio lo specifico del linguaggio televisivo in rapporto a quello giornalistico.

«Il linguaggio per scrivere un articolo di giornale, per parlare alla radio o in tv, sono diversi ma hanno uno scopo comune, ovvero quello di raccontare i fatti», afferma Massimo Angeletti, giornalista della Rai dal 1982. «Però l’articolo – aggiunge – a differenza degli altri due ambiti, è privo di musica, rumori o gesti del corpo, dunque descrive un fatto accaduto senza artifici».

«La finalità è quella di raccontare la verità, senza edulcorarla, magari per far contento il politico di turno», sostiene Massimo Angeletti, affrontando il tema, delicato, del confine tra pubblicità e giornalismo. «I mezzi di informazione stanno in piedi perché sono imprese: la libertà di informazione importava ai nostri nonni, oggi la diamo per scontata. Se non sono conti economici, sono conti politici. È anche possibile che qualcuno scelga le immagini più brutte per mettere in cattiva luce un politico. Quando guardate la televisione, riflettete sempre. Dietro c’è un lavoro e un fine». Guardarla in modo critico, chiedersi sempre il perché appare oggi più che mai necessario.

«Molto del linguaggio televisivo è mutuato dal cinema – aggiunge – e proprio come quando si va a vedere un film al cinema le informazioni che noi oggi riceviamo spesso sono ‘manipolate’. Anche nei servizi dei telegiornali capita di vedere immagini identiche, questo perché vengono acquistate dalle stesse agenzie e così facendo si arriva all’omologazione, che pian piano sta uccidendo i mezzi di comunicazione».

Galleria fotografica a cura di Valentina Gubbiotti.

A sostegno delle sue affermazioni Angeletti ha fornito anche degli esempi agli studenti tra i quali l’utilizzo della tecnica del campo e controcampo utilizzata nella fase di montaggio e articolata in due distinte inquadrature speculari. Si tratta di uno degli effetti più usati nel linguaggio cinematografico e tutt’ora viene usata. Ha parlato anche della cristallizzazione del linguaggio, dove la domanda ha già in sé la risposta e non può essere diversa. «Le ”fake news” esistono sin dai tempi dei Romani; le opinioni stesse vengono controllate per non turbare l’equilibrio tra quello che si può dire o non dire ma dobbiamo valorizzare la realtà», così ha concluso l’incontro con i studenti Massimo Angeletti, un ottimo spunto di riflessione per gli allievi che vorranno cimentarsi, in futuro, nella scrittura di un articolo.

All’incontro ha partecipato anche un giornalista del Corriere dell’Umbria, Elio Andreucci, che ha interagito con noi studenti e  con il nostro ospite Massimo Angeletti: una riflessione a 360 gradi su come i giornalisti televisivi si regolino nella scelta dei termini e dei registri, in modo da rendersi comprensibili sia a chi, più esperto, segue quella trasmissione per interessi specifici sia a chi per caso si trova a seguirla, ma anche sulle “regole” per confezionare un servizio o per rendere il messaggio più efficace e memorabile. E poi ancora riflessioni sui tanti anglicismi/forestierismi che caratterizzano anche il linguaggio giornalistico italiano.

Il liceo “Jacopone” dimostra sempre una grande sensibilità nei confronti dell’educazione e della formazione invitando esperti con i quali gli alunni possano confrontarsi e questo è uno dei tanti esempi.

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